- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014
ROMANO PENNA La riflessione politica del Paolo storico Nelle lettere autentiche del Paolo storico lo specifico termine rroAtTEia non si tro– va mai, essendo presente solo nella deutero-paolina Ef2,12 in riferimento a Israele ma nel senso religioso di popolo di Dio. rApostolo invece impiega rroAtTWI.ta, ma per dire che «la nostra cittadinanza è nei cieli» (Fil 3,20). Nel greco esso può venire utilizzato sia in senso politico-amministrativo sia in senso ideale e traslato. Nel primo senso si può pensare alla comunità dei Giudei attestata nella città di Be– renice in Cirenaica. 12 Per il secondo senso, più vicino al nostro caso, si veda quanto scrive il filosofo contemporaneo Filone Alessandrino a proposito dei saggi: «Le loro anime non costituiscono mai una colonia stabilita fuori dal cielo (àrrotKfa ÈK oùpavoù) ... La loro patria è la regione celeste nella quale sono pienamente citta– dini (rraTpfoa j.IÈV TCJV oùpav&ìv iv i;i rroAITEUOVTat) e la regione terrestre nella quale temporaneamente risiedono (èv i;i rrapfJlKfìaav) è straniera (/;ÉVTJY). Infatti, per coloro che fondano una colonia la terra che li riceve diventa natural– mente una patria al posto della città-madre; ma tale resta per coloro che se ne sono allontanati, quella che li ha inviati, e verso di essa desiderano ritornare» ( Conf !ing. 78). Pertanto, quando Paolo parla di una cittadinanza celeste vuole dire che i cris– tiani formano una comunità che, estranea al paganesimo circostante, è collegata al cielo come propria metropoli o città-madre e che in più riconosce come propria unica autorità il Signore Gesù Cristo. Ovviamente i "cieli" sono una metafora, che tradizionalmente sta a indicare la dimora trascendente di Dio, come quando si pre– ga: «Levo i miei occhi a te che abiti nei cieli» (Sall23,1). Contestualmente emerge un netto contrasto con le "cose terrene" del versetto precedente, detto a proposito dei nemici della croce di Cristo. Vediamo ora una tema di aspetti propri del tema. l. Vangelo e politica, in generale Che Paolo abbia un qualche proprio pensiero politico è facilmente ammissibile, se non altro nel senso che ogni fede implica almeno un doppio contorno: lo sfondo di una convivenza umana su cui essa si muove, e il fatto di un suo inevitabile im– patto sulla stessa società. Nelle lettere di Paolo non è certo riscontrabile una vera e propria teoria in materia. Il fatto è che non si possono attribuire all'Apostolo enun– ciazioni di principio, se non ci si misura concretamente con i suoi testi epistolari. Nella ricerca esegetica odierna le produzioni bibliografiche sul tema sono andate crescendo, con posizioni tanto possibiliste quanto riduttive sull'intento politico di Paolo. 13 Esiste, purtroppo, un certo modo di trattare il problema politico in Pao- 12 Così in una iscrizione dell'anno 24 d.C. (cf. CIGIII,536l). 13 Si veda per esempio S. SCHREIBER, "Paulus als Kritiker Roms? Politische Herrschaftsdiskurse in den Pau– lusbriefen", in "1heologie und Glaube", 101 (2011), pp. 338-359, con bibliografia. Cautore adduce come 134
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