- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

VANGELO E POLITICA NEL Nuovo TESTAMENTO: UNA RIFLESSIONE SULLE ORIGINI CRISTIANE dei termini in questione è stata proposta alcuni anni fa 41 sulla base di una docu– mentazione terminologica corrispondente al linguaggio del tempo: rpopoç come «tributo», dovuto da parte dei popoli assoggettati da Roma in segno della loro sottomissione; TÉA.oç come «tassa» riscossa sugli aspetti più diversi della vita (sulle terre, le case, e merci varie), a cui erano tenuti tutti, anche i cives romani; 42 cp6/3oç come semplice «rispetto» dovuto alle autorità civili, di cui si riconosce il ruolo; 43 Tlf.!Tt come «onore» reso a coloro che offrono particolari servizi di carattere pubbli– co (le stesse autorità in quanto AEIToupyoì 9wG, «officianti/servitori di Dio))) 44 oltre che privato (come eventuali benefattori). Naturalmente ci si deve anche chiedere perché mai Paolo formuli ai cristiani di Roma un invito così specifico a pagare tributi e tasse, tanto più che il caso viene formulato non come un mero esempio, ma come intenzionale applicazione pratica dell'imperativo iniziale sulla sottomissione (cf. v.la ). L'unica risposta possibile, se non si vuole ridurre il testo a una esortazione teorica o aprioristica, consiste nel ri– farsi a qualche situazione concreta, propria del tempo e del luogo dei destinatari. 45 A questo proposito, è possibile chiamare in causa tre fattori diversi. Il primo è dato dalle agitazioni popolari verificatesi sotto il governo di Nerone nel 58 contro le angherie dei publicani e contro i loro eccessi fiscali circa le tasse indi– rette, che l'imperatore avrebbe anche abolito se il Senato non vi si fosse opposto. 46 Tuttavia, ai fini di una datazione alta della nostra lettera (tra la fine del 54 e gli inizi 41 Cf. T.M. COLEMAN, "Bindingobligarions in Romans 13:7: A semamicfieldandsocial comexc", in "Tyndale Bullecin", 48 (1997), pp. 307-327. 42 Il testo in cui maggiormente risulta la differenza tra i due termini si trova in STRABONE, Geogr. 2,5,8 a pro– posito della Bricannia. 43 Il caso più evidente si crova in Num 12,8 LXX, dove si richiede di «onorare»lqloj3dv Mosé posco da Dio come 9Epa:n:wv !«servo» suo! Cf. anche PLUTARCO, Quaest.conv. 1.2,4 (= Mor. 617C; a mensa non bisogna somarre i posci di onore dovuci a ceni ospiti) e Filop. 21.12. 44 Sulla semamica religiosa e insieme profana della famiglia AE!TOupyEtV-AE!TOupy(a-AE!TOupy6ç, cf. C. Sr1cQ, Note di lessicograjìa neotestamentaria, GLNT Suppl. 4 *, Brescia, Paideia, 1994, pp. 45-52. 45 Storicamente inverosimili sono alcune proposte di soluzione avanzate da alcuni Studiosi, come il richiamo a cene tendenze nazionaliscico-zelote e ami-romane presenti nella chiesa di Roma (cf. M. BoRG, "A New Contexc for Romans xiii", in "NewTescamem Scudies", 19 [1973], pp. 205-218), oppure a sentimenti ami– romani di Paolo stesso e a sentimenti ami-semitici delle autorità romane constatate da Paolo a Corinto (cf. U. WILCKENS, DerBriefandieRb'mer, III. Benziger-Neukirchener, Ziirich-Neukirchen 1982, 34), o ancora a una dimensione "entusiastica" della chiesa romana che sarebbe stata in procinto di rigenare le convenzioni del vivere civile e statuale (cf. E. KAsEMANN, An die Romer, Tiibingen, Mohr, 1980, pp. 344-347), o infine alla necessità da parte dei cristiani romani di più alco livello sociale di agire come pubblici benef.mori (cf. B. W: WINTER, "1he Public Honouring ofChriscian Benefaccors: Romans 13.3-4 and I Pecer 2.14-15", in "Journal forche Study of che New Testamem", 34 [1988]. pp. 87-103). 46 Cf. TACITO,Ann. 13,50 (con una distinzione fra tributum e vectigaUportorium, che è analoga a quella di Rom 13,6-7 tra q>opoç e TÉAoç). Certamente più tardive (dell'anno 59) sono le misure prese per sedare una ribellione delle Gallie: allora Nerone «dispose che cucci gli ordini versassero una parte del loro patrimonio e in più che gli inquilini delle case private e delle hmdae sborsassero sul momento al fisco l'equivalente del ficco di un anno; inoltre pretese con molta pignoleria e molto rigore moneta di zecca, argento depurato al fi10co, oro zecchino, cosicché la maggior parte rifiutò apertamente ogni comribuco» (SvETONIO, Ne1; 44,2). 143

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