- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

ROMANO PENNA nel politico, se per politico si intende la struttura del potere. 52 Sia Gesù nel suo comportamento e nelle sue parole, sia Paolo nel testo di Rom 12-13, pensano alla comunità dei discepoli/cristiana non certo come interlocutrice del potere politico, eventualmente desiderosa di incidere in maniera diretta sulle strutture dello Stato, ma come luogo di esperienze sociali innovatrici, artefice di fraternità e di cambia– mento nei rapporti vicendevoli, soprattutto in relazione alle persone più deboli: un luogo dove non soltanto curare l'onore proprio e altrui, ma dove testimoniare inedite relazioni agapiche. E non è forse possibile prevedere che pure nel nostro futuro, compreso quello dell'Europa secolarizzata, la incidenza storica della fede cristiana debba manifestarsi, non tanto con la preoccupazione di influire con la propria presenza sui quadri del potere politico (a cui è sicuramente omogeneo an– che il potere economico), quanto piuttosto con la capacità di tessere reti personali e sociali alternative? In definitiva, la prospettiva tipica è che né la legge né l'autorità politica fanno formalmente parte dell'cÙayyÉÀtov. Entrambe costituiscono semmai un mero referente estrinseco, quasi una cornice o un contenitore, nell'ambito del quale il cristiano vive e manifesta la propria autonoma identità, la quale dalla o6vaj.1tç dell'evangelo e non certo da quella della Legge o dalla Politica trae la propria ragion d'essere. 52 Per queste riflessioni finali, cf: R. AGUIRRE, Saggio sulle origini del cristianesimo, Roma, Boria, 2004, pp. 60- 65 ("Religione domestica e atteggiamento nei confronti dell'Impero"). 146

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