- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014
ANSElMO E LA VERITÀ SUll'UOMO giudicato non soltanto indegno, ma addirittura vergognosamente incurante della maestà del suo creatore, essendo ripiegato in una vita moralmente disordinata. Nel celebre sogno, fatto da bambino, della salita sulla vetta del monte di Dio, infatti, Anselmo vede uomini e donne che non si prendono cura del raccolto loro affidato dal gran re, e li biasima, giudicandoli colpevoli di negligenza. 4 Si può rileggere, così, l'itinerario esistenziale e speculativo di Anselmo attraverso il fil rouge di una riflessione che inizialmente si concentrò sul mistero di Dio, esclu– dendo, anzi disprezzando l'uomo e la sua piccolezza, ma che poi nei suoi sviluppi, attraverso una serie di tappe intermedie, si concluse con la ricomprensione positiva dell'uomo medesimo addirittura come espressione del mistero e della grandezza di Dio. In tal senso, la citata testimonianza di Eadmero sulle sue ultime parole legitti– ma autorevolmente questa ipotesi di lettura. Come si è detto, Aosta e Canterbury sono, in un certo senso, i due poli topografid di questo avvincente itinerario. Tra le motivazioni che indusseroAnselmo a lasciareAosta vi era probabilmente an– che il desiderio di assicurarsi una formazione teologica rigorosa, assieme alla ricerca di una comunità religiosa dove vivere liberamente la vocazione monastica della ricerca e del servizio di Dio, da lui chiaramente avvertita fin dall'adolescenza. Non fu casuale che Anselmo, alla fine, sia approdato all'abbazia del Bee, dove la fama del priore Lanfranco, esperto giurista e teologo pavese, attirava alla scuola esterna del monastero studenti da tutta Europa. Perfino da Roma, la curia papale vi inviava chierici, perché si specializzassero in diritto canonico. 5 Alla scuola di Lanfranco Anselmo comprese una verità fondamentale, che fu poi determinante per la sua definitiva adesione al monachesimo. Egli comprese che la conoscenza di Dio non si esaurisce in una dimensione solo intellettuale. Questa fece maturare in lui il passaggio, appunto, dalla ricerca della scientia a quella della sapientia Dei: nella conoscenza di Dio non si può progredire se al conoscere non corrisponde anche il sentire, se la verità compresa non incide, al contempo nella vita vissuta. Come si comprende, si tratta di considerazioni che egli avrà modo di proporre poi nel Proslogion. Ma una volta monaco, sempre alla scuola di Lanfran– co, Anselmo ebbe modo di comprendere almeno altre due verità fondamentali in ordine alla ricerca di Dio: la prima è che la conoscenza e l'esperienza di Dio, per essere autentiche, debbono necessariamente passare attraverso un processo di autocomprensione da parte dell'uomo: si tratta della discussio sui. Le meditazioni che risalgono a questi anni ci danno uno spaccato di questa severa pratica, in cui riscontriamo il persistere di un pessimismo antropologico di fondo, che in seguito però sarebbe profondamente mutato: 4 Cf. ibid.; si veda inolrre EADMERO m CANTERBURY, Vita di Sant'Anselmo, lib. I, cap. I,§ 2, op. ci t., p. 36. 5 R.W SouTHERN, SaintAnselm: a portrait in alandscape (1990), trad. it. Anselmo d'Aosta. Ritratto su ~fimdo, Milano, Jaca Book, 1998, pp. 21-22. 149
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=