- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

MATrEo Z oPPI aveva insegnato ad Anselmo che la realtà è gerarchica: al primo posto sta Dio, crea– tore e signore dell'universo, e tutte le creature seguono per grado di somiglianza e di partecipazione della perfezione del suo essere: prima viene l'angelo, la creatura a lui più simile in quanto dotata di razionalità e priva di un corpo fisico, segue l'uomo, anch'egli creatura razionale, ma dotata di un corpo fisico, poi la donna, giudicata inferiore all'uomo per natura in quanto dipendente dal suo essere, troviamo poi gli altri animali, le piante e, infine, tutte le restanti realtà, esistenti ma prive di vita. Lo spazio che l'uomo e la donna, occupano in questo schema non è disprezzabile: Lan– franco presenta l'essere umano, in primis quello di sesso maschile, come una sorta di microcosmo in cui il principio vitale razionale proprio del divino e quelli propri degli animali e delle piante si incontrano, anticipando in tal modo una prospettiva antropologica che alcuni secoli dopo si sarebbe rivelata assai feconda nell'Umanesi– mo. Tale ottimismo antropologico, sicuramente, contribuì non poco a far maturare in Anselmo una decisiva rivalutazione del valore dell'uomo e, stavolta in eguale misura della donna, che fu poi da lui espressa in modo ancora più forte e articolato. Infatti, già nell076 con la pubblicazione del Monologion, egli fa saltare lo schema appreso da Lanfranco, di fatto rifiutandolo, e discostandosi, così, in modo signi– ficativo dall'insegnamento del suo antico maestro. La riflessione anselmiana sul mistero di Dio, condotta appunto attraverso un cammino di discernimento e di autocomprensione, di cui Monologion e Proslogion sono le testimonianze scritte più mature, fece comprendere ad Anselmo che, nella gerarchia degli esseri creati, l'uo– mo e la donna sono, al pari degli angeli, i più simili a Dio. I vincoli della corporeità fisica e della diversità sessuale sono lasciati straordinariamente cadere e addirittura saranno, in seguito, positivamente valorizzati in ordine alla comprensione di come la natura umana raggiungerà e vivrà la felicità, il fine per cui è stata creata da Dio. Possiamo con certezza affermare che in questi sviluppi più maturi del pensiero di Anselmo il luogo comune su un Medioevo sessuofobo e oscurantista rivela tutta la sua inconsistenza e ignoranza. La rigorosa riflessione anselmiana circa il valore della corporeità offre, in tal senso, elementi speculativi adeguati, per rivedere letture non del tutto corrette, perfino del pensiero stesso di Anselmo, capace di apprezzare assieme alla verginità, anzi proprio a partire da essa, anche il matrimonio e l'unione amorosa degli sposi. Anselmo non scrisse mai una Meditazione o lamento per la verginità perduta, come recitano alcune erronee traduzioni di questo suo scritto giovanile, ma una Meditazione o deplorazione della verginità perduta male (Meditatio sive deploratio virginitatis male amissae). 11 Alla luce di un esame complessivo degli elementi che su questo tema si possono scorgere nei suoi scritti, la ricostruzione della sua visione della sessualità umana ci permette con sicurezza di considerare 11 Cf. ANSELMO n'AoSTA, Il Meditazione o lamento per la verginità perduta, in In., Orazioni e Meditazioni, op.cit., pp. 446-447. 152

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