- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014
ANSELMO E LA VERfTÀ SULL'UOMO l'avverbio male, non epesegetico, ma determinativo, dal momento che, origina– riamente, in suo luogo, in diversi manoscritti figurava l'espressione per fornicatio– nem, 12 a ulteriore conferma che in questo componimento la metafora utilizzata per descrivere l'infedeltà del peccato è l'amplesso adulterino, e non quello sponsale. A questo proposito si può anche osservare che le invettive epistolari, in cui Anselmo deplora l'amplesso umano, sono tutte indirizzate sempre ad adulteri o a persone che avevano rinunciato al proposito monastico assunto, mai a sposi legittimi, come si può utilmente riscontrare dal caso della principessaMatilde, figlia del re di Scozia Malcom III, 13 e, ancora di più, della principessa Gunnilda, figlia di Araldo Il ( ul– timo re anglosassone, ucciso ad Hastings dai soldati di Guglielmo il Conquistatore il 14 ottobre l 066), 14 tutte e due membri della comunità femminile del monastero di Wilton. A Gunnilda Anselmo scrive: «Considera dunque sin d'ora, o carissima, come gli amplessi d'un uomo e il piacere carnale siano ben altra cosa dagli amplessi di Cristo, dal piacere della castità, dalla purezza del cuore; sì gli amplessi di Cristo, non già il corpo, ma quelli a cui l'anima in amicizia con lui, lui amando e desiderando, consapevole della propria innocenza si abbandona. Considera, dico, quale differenza vi sia tra codesti due piaceri. Non parlo ora già del legittimo vincolo coniugale. Considera, dico, quale grande purezza vi sia nel piacere spirituale, quale impudicizia in quello carnale; cosa prometta l'u– no e l'altro minacci; come ricco di speranza a gioiosa attesa di Cristo, perdi più di sicurezza e confOrto in questa vita, sia il piacere spirituale; quale grande timore del giudizio divino vi sia in quello carnale, perdipiù quale grande disordine in questa vita. Rifletti in ciò che significa avere in spregio Cristo, lo sposo che come dote pro– mette il regno dei cieli, e al figlio di Dio, al re dei re, anteporre un uomo mortale, che null'altro dà e offre se non cose spregevoli soggette alla corruzione)). 15 Come si vede, nel solco delle rivisitazioni patristiche e altomedievali del Cantico dei Cantici, a differenza di quanto sostenuto da Jean Leclercq, 16 Anselmo in questo testo non si limita a spiegare la relazione di comunione tra Dio e l'uomo mediante 12 Cf. ]. LECLERCQ, Monks and Lovein Twelfth-Century France (1979), trad. it. I monaci e l'amore nella Francia delXIIsecolo, Roma, Jouvence, 1984, pp. 66-68; cf: anche Sancti Amelmi Cantuariemis Archiepiscopi Opera Omnia, ad fidem codicum recensuit F. S. Schmitt, F. Frommann Verlag (Glimher Holzboog), Stuttgan-Bad Cannstatt, 1968,1113, p. 80. 13 Cf. ANSELMO o'AoSTA, Epistola 177, in lo., Lettere, 2/1: Arcivescovo di Canterbury, a cura di L Biffi e C. Marabelli, Milano, Jaca Book, 1990, pp. 200-203. Cf: anche SouTHERN, Anselmo ... dt., pp. 275-277. 14 Per ulteriori informazioni cf: C. NiARABELLI, Commenti alle Lettere 168 e 169, in ANSELMO o'AoSTA, Lettere, 2/1: Arcivescovo di Canterbwy, cit., pp. 168-171; 174-175. Cf. anche SouTHERN, Anselmo... cìt., pp. 277- 279. 15 ANSELMO o'AoSTA, Epistola 168, in lo., Lettere, 2/1: Arcivescovo di Canterbwy, d t., pp. 168-171. 16 ]. LECLERCQ, Monks on marriage: a Twelfth-Centwy view (1982), trad. it. I monaci e il matrimonio. Un'in– dagine sul XII secolo, Torino, SEI, 1984, p. 162; G.R. Evans, St. Anselm's images ofTi·inity, in "Joumal of Theological Studies", 27 (1976), pp. 46-57. !53
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