- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

MA'ITEO ZOPPI la metafora dell'amplesso sponsale, ma la estende addirittura alla vita monastica; egli così si rivolge alla stessa monaca, riproponendo un messaggio analogo a quello già sviluppato nella Meditatio sive depluratio virginitatis male amissae. La situazione personale di Gunnilda, infatti, era oggettivamente grave, e per giunta di dominio pubblico: rifugiatasi dall'infanzia nel monastero di Wilson, per trovare scampo dagli invasori normanni, aveva indossato il velo, ma successivamente era stata amante del conte Alano il Rosso, signore di Richmond, senza averlo ancora sposato, e senza averlo più potuto sposare a causa della sua prematura morte; dopo quest'ultima, la principessa intendeva unirsi al conte Alano il Nero, fratello minore del suo antico amante. 17 Si comprende pertanto perché Anselmo le rivolga parole così gravi, dal momento che davanti ad un rifiuto e ad un tradimento dell'amore di Dio, lo stesso amore umano finisce col perdere il suo valore e il suo significato, impedendo di vivere perfino la lecita modalità propria del matrimonio e diventando qualcosa di semplicemente carnale e caduco, macabro e pregno di morte appunto, perché vissu– to al di fuori dalla prospettiva dell'eternità e dell'ordine delle cose stabiliti da Dio: «Amasti il conte Alano il Rosso che t'amava. Dov'è egli ora? Dov'è finito l'amato che t'amava? Và ora, o sorella, e prendi posto nel letto in cui ora giace; raccogline i vermi nelle pieghe della tua veste, abbracciane il cadavere; baciane direttamente i denti messi a nudo, visto che le sue labbra sono già corrose dalla putredine. Certo egli non pensa a quel tuo amore che in vita gli dava diletto; mentre tu hai in orrore quella sua putrida carne del cui contatto avevi desiderio; ecco a ogni buon conto ciò che in lui amavi; ed ecco ciò che ami- non altro~ in suo fratello». 18 Alla luce delle considerazioni precedenti e diversamente da quanto ha sostenuto Robert Bultot 19 , occorre affermare risolutamente che in questi testi Anselmo non riduce a priori il desiderio del matrimonio a una passione carnale, né giudica tale l'amore umano, che, al contrario, trova la sua legittima espressione nell'unione sponsale, come ci testimonia Eadmero: "Ai coniugi [Anselmo] dava ragguagli sulla fedeltà, sull'amore, sull'intimità che in base alle leggi di Dio e del mondo avrebbe dovuto unirli insieme, dicendo che il marito doveva amare la propria moglie come se stesso [Ef 5,33], non conoscere ness'un'altra donna all'infuori di lei, e averne cura come del suo corpo senza nutrire su di lei alcun vile sospetto; che la moglie obbedisse invece a suo marito con totale 17 CL sempre C. MARABELLI, Commenti alle Lettere 168 e 169, in Anselmo d'Aosta, Lettere, 211: Arcivescovo di Canterbury, cit., pp. 168-171; 174-175. 18 ANSELMO o'Ao>rA, Epistola 169, ivi, pp.176-177. 19 Cf. R. BULTOT, Christianisme et valeurs humaines. La doctrine du mépris du monde, IV, vol. 2, Louvain-Paris, Nauwelaercs, 1964, pp. 139-178, in particolare pp. 118-121. 154

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