- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

ANSELMO E LA VERITÀ SULL'UOMO sottomissione ed amore ed instancabilmente lo incitasse a comportarsi bene e lo calmasse con dolcezza nel caso in cui il suo animo si accendesse d'ingiusta collera verso qualcuno». 20 ramore coniugale, che pure unisce nell'amplesso l'uomo e la donna, infatti, con– corre, mediante la procreazione, la generazione e l'educazione dei figli, a completa– re il numero perfetto di creature razionali (angeli, santi uomini e donne) previsto ab origine da Dio per la città celeste: 21 «ANSELMO: Benché la creatura non abbia nulla da sé, tuttavia, quando Dio le conce– de di fare o di non fare lecitamente una cosa, le dà la possibilità di scegliere l'una o l'altra. Per cui, sebbene una sia migliore dell'altra, la creatura non è obbligata in ma– niera determinata né all'una né all'altra; ma sia che compia quella migliore sia che compia l'altra, si deve dire che doveva fare ciò che fa. E se compie la cosa migliore essa ha un premio in quanto liberamente dà ciò che è suo. Per esempio, pur essendo la verginità migliore del matrimonio, nessuno dei due stati è imposto all'uomo in modo determinato, ma diciamo che sia chi usa del matrimonio sia chi preferisce conservare la verginità fa quello che deve fare. Nessuno affermerà che non si deve scegliere la verginità o il matrimonio; ma che ciascuno deve fare ciò che preferisce prima di scegliere l'uno o l'altro stato, e se sceglie la verginità può attendere una ricompensa per il dono che liberamente offre a Dio. Pertanto quando affermi che la creatura deve a Dio ciò che conosce come migliore e lo può attuare, se intendi "a titolo di giustizià' e non sottintendi "se Dio lo comandà' non sempre è vero. Perché come ho detto, l'uomo non deve praticare la verginità a titolo di debito, ma deve usare del matrimonio se lo preferisce» .n Di questo singolare itinerario sulla verità dell'uomo e della donna ci sono tantissi– me altre tappe che potrebbero essere messe in luce. Naturalmente non è qui possi– bile farlo in modo esaustivo, ma possiamo fare ancora un passo avanti e considerare un ultimo decisivo aspetto. La fuga dall'uomo a Dio del giovane Anselmo, iniziata ad Aosta, trovò nella quiete del chiostro dell'abbazia del Bee, in Normandia, il suo felice esito, con la ricomprensione però da parte sua dell'uomo stesso in Dio. Nel l 093, la nomina di Anselmo ad arcivescovo di Canterbury spostò il suo sguardo dal singolo uomo all'umanità: la molteplicità di uffici e di sfide politiche, religiose, culturali, che sconvolsero la sua quiete monastica, gli richiesero un ulteriore sforzo 20 EADMERO DI CANTERBURY, VitadiSttnt'Anse/mo, lib. l, cap. VJ, § 46, cìt., pp. 84-85. 21 Cf: ANSELMO n'AoSTA, Curdetts homo, lib. l, cap. XVIII, in Sttncti Anse/mi CantuariensisArchiepiscopi Opera Omnia, ad fidem codicum recensuìt F. S. Schmitt, F. Frommann Verlag (Glimher Holzboog), Stuttgart-Bad Cannstatt, 1968, 1/2, pp. 76-84; c[ anche Id., De conceptu virginali et originalipeccato, cap. X, ivi, pp. 151- 152. 22 lo., Perché un Dio uomo, li b. II, cap. 18, d t., p. 222. !55

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