- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014
MATIEO ZOPPI di ascesi e di discernimento speculativo: in gioco stavolta non c'erano semplice– mente la sua pace, la sua rettitudine e la sua felicità, ma quelle del mondo stesso. In tal senso egli ha modo, nel solco del De civitate Dei di Agostino, di guardare alla città celeste, quale luogo di appartenenza dell'umanità, maturando peraltro una concezione collettiva della beatitudine, che con difficoltà ritroveremo negli sviluppi filosofici e teologici a lui successivi, e che l'odierna sensibilità culturale, di stampo individualistico, sembra ignorare. Sulla necessità che gli uomini siano felici fa perno il suo capolavoro dottrinale, il Cur Deus homo, 23 in cui si propose di dimostrare con ragioni necessarie (rationibus necessariis) e messo da parte Cristo, come se non fosse mai esistito, come se non si sapesse quasi nulla di lui (remoto Christo, quasi numquam aliquidfoerit de ilio; quasi nihil sciatur de Christo 24 ), i misteri dell'incarnazione e della redenzione. Quest'ope– ra, che ha un taglio prettamente apologetico, per quanto sia poi stata annoverata a giusto titolo tra i classici della dogmatica cristiana, richiede ad Anselmo uno sforzo di approfondimento sull'uomo e sulla sua dignità ancora più radicale, da lui realiz– zato mediante il ricorso appunto alla sola ragione. Le categorie antropologiche qui contenute e la stringente logica con cui è tessuta finemente la trama del discorso danno ragione addirittura di un Dio che in Gesù Cristo si compiace di farsi e di essere uomo. E Anselmo già all'inizio del primo libro fa trapelare, in qualche modo, con lucida fierezza quella che sarà la conclusione delle successive argomentazioni, lasciando capire così chi siano i destinatari ad extra della sua ricerca: non tanto i non credenti, quanto piuttosto gli ebrei e i musulmani, che ritengono l'incarnazio– ne di Dio un'empietà: «Gli infedeli ci obiettano, facendosi gioco della nostra semplicità, che noi offendia– mo e oltraggiamo Dio quando affermiamo che è disceso nel seno di una donna, che da una donna è nato, che si è sviluppato nutrendosi di latte e di alimenti umani ~ passo sotto silenzio altre cose che paiono sconvenienti a un Dio ~che ha sopportato la stanchezza, la fame, la sete, le battiture, la croce e la morte tra i delinquenti)). 25 Sullo sfondo si staglia netta la rivendicazione dell'altissima considerazione del va– lore e della dignità dell'uomo e della donna, propri della fede cristiana e, al tempo stesso, dell'umanesimo che da questi scaturisce: al Bee Anselmo aveva compreso ed esperimentato che l'uomo è capace di Dio, potendo riconoscerne la presenza nella natura e soprattutto nella propria interiorità~ il Monologion, il Proslogion e gli altri 23 CL iv i, lib. II, cap. l, pp. 161-162. 24 Cf. Io., Cur Deus homo, Praefatio, in Sancti Anse/mi Cantuarimsis Archiepiscopi Opera Omnia, cit., I/2, p. 42. 25 ANSELMO n'AoSTA, Perché un Dio uomo, lib. I, cap. 3, cit., pp. 73-74. 156
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