- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

MATrEO ZOPPI vuole che nella sua casa ci siano pecore, buoi e cani molto grandi. Egli, infatti, alleva pecore perché gli producano latte e lana, buoi per lavorare le sue terre e cani per di– fendere le pecore e i buoi dai lupi. [...] [Dio] Ha destinato alcuni, chierici e monaci, a pregare per gli altri e a nutrirli, come dolci pecore, con il latte della predicazione e a renderli fervidi nell'amore di Dio con la lana del loro buon esempio. Altri, invece, come i contadini, sono destinati a provvedere con il loro lavoro, analogo a quello dei buoi, al sostentamento di se stessi e degli altri. Alcuni, infine, come i cavalieri, Dio li ha destinati a dispiegare la forza e a difendere tanto gli uomini di preghiera, quanto i lavoratori dei campi dall'attacco dei nemici come dei lupi. Se dunque ognuno fa il proprio dovere, merita di vivere a lungo, poiché vive per l'utile degli altri. [...]. Ciascuno dunque deve assolvere agli obblighi del suo stato, nel timore che l'intera sua vita sia ritenuta una menzogna)), 6 Se proviamo a rileggere l'allegoria del giogo e dell'aratro alla luce di questa similitu– dine riscontriamo con stupore che Anselmo associa il ruolo del politico a quello dei laboratores, cioè di coloro che faticano nella coltivazione dei campi, per procurare il sostentamento di se stessi e degli altri. Ancora più stupefacente è il fatto che, in modo del tutto eccezionale, tale mansione associa alcuni chierici e cavalieri, diver– samente impegnati i primi alla cura spirituale del popolo, i secondi alla sua difesa: c'è infatti un singolare campo che spetta loro arare, è il campo della comunità uma– na. Non è sufficiente che questa sia educata alla fede, sostentata nei bisogni mate– riali e difesa, occorre anche che qualcuno si assuma la responsabilità, il compito, addirittura la "faticà' di coltivarla, di organizzare e coordinare le istituzioni che le permettono di crescere. Delle tre classi, infatti, Anselmo paragona i politici a quella dei lavoratori (buoi), e non degli aranti (pecore) o dei guerrieri (cani), associando così in modo del tutto originale alcuni chierici e laici: si tratta appunto delle figure dei vescovi e dei governanti. Possiamo ora chiederci quali siano i pericolosi rovi e gli spini da estirpare da questo particolarissimo campo. La Similitudine tra Dio e un re contenuta nei capitoli 75 e 76 del Liber Anse!mi archiepiscopi de humanis mo– ribusper similitudines illustra molto bene questo aspetto: vi è una lotta tra Dio e il diavolo, che ha come campo di battaglia il mondo. I.: aspetto stupefacente di questa metafora è che il mondo è fatto coincidere interamente con il dominio di Dio, senza alcun territorio proprio del diavolo, e che di tale dominio divino fanno parte anche i Giudei e i pagani, non solo i cristiani: Dio ha tutto questo in suo potere. All'interno di tale regno vi è un grande borgo, con molte case indifese e alcune case fortificate, in esso si erge un castello solidissimo in cui torreggia un maschio: 6 Li berAmelmi archiepiscopi dehumanisMoribus persimilitudines, 127-128, in ANSELMO o' Aosr A, Nel ricordo dei discepoli. Parabole, detti, miracoli, a cura di l. Biffi, A. Granata, S.M. Malaspina e D. Riserbato, Milano, Jaca Book, 2008, pp. 126-129 (ed. critica in Memorials ofSaint Amelm, edited by R.W Sourhern - F.S. Schmirr, London, Oxford University Press, 1969, Auctores Britannici Medii iEvi, 1). 162

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