- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

lA POSIZIONE DI ANSELMO NEL DIBATTITO POLITICO MEDIEVALE «Questo re è Dio in guerra con il diavolo. Egli possiede nel suo regno l'insieme dei cristiani, e in questo cristianesimo il monachesimo; al di sopra di esso c'è solo la compagnia degl'angeli. Tra i cristiani, alcuni restano saldi nella pratica delle vir– tù, ma molti sono deboli. Nell'ordine monastico invece c'è una sicurezza tale che chiunque vi si mette al riparo facendosi monaco, non può più essere colpito dal diavolo, a meno che, pentendosi di questa scelta, non gli sia capitato di abbando– narlo. Nella compagnia degli angeli, infine, si gode di una gioia talmente sicura che nessuno di quelli che riescono a salire fin lassù vorrà mai più ridiscendere. Il re, cioè Dio, ha tutto ciò in suo potere. Ma il suo nemico, il diavolo, è così potente da incantare, senza resistenza, tutti quelli, come Giudei o pagani, che sono fuori dal cristianesimo e da precipitarli nell'inferno. Egli spesso fa scorrerie anche dentro la cristianità, sopraffà i deboli con la tentazione e si impadronisce delle anime che abitano i loro corpi. Ma non può vincere gli uomini forti che sanno difendersi bene e alla fine tutto triste li lascia andare. Non gli è neppure possibile invadere l'ordine monastico, né arrecare il più piccolo danno a chi si è fatto monaco, a meno che non sia ritornato nel secolo col corpo o con il cuore». 7 Il pericolo più grande, per Anselmo, non è tanto vivere nel mondo fisicamente, ma «con il cuore», cioè agire con criteri di vita che non permettono di realizzare l'uma– nità propria di ogni uomo -cristiano, ebreo o pagano che sia- e il fine della sua esistenza, la felicità della vita perenne. Da quest'ultima, che si raggiunge mediante la pratica delle virtù, il mondo tende a distrarre, offuscando i beni imperituri con quelli caduchi, mentre orienta con totale sicurezza ad essa solo la fede cristiana vissuta nella fedele appartenenza ad una comunità monastica. Per questo, chi non ne fa parte deve essere particolarmente forte, capace cioè di anteporre sempre ai beni immediati e molteplici, che la vita del mondo offre, quello imperituro, che la vita perenne promette. Nella Meditatio ad concitandum timorem e nella Deploratio virginitatis male amissae, Anselmo dà uno spaccato efficace di tale dramma, logica– mente rigoroso e retoricamente suggestivo. 8 La Vita sancti Anselmi, inoltre, riferisce un paragone tra vita nel mondo e vita claustrale particolarmente icastico: «[... ] [Anselmo] vide un fiume rapido e impetuoso, in cui confluivano gli spurghi di tutte le acque e gli scoli fognari di tutta la terra. La stessa acqua appariva estrema– mente sordida e sozza, e repellente per tutto il sudiciume delle sporcizie. Essa trasci– nava con sé tutto quello che riusciva a toccare, e risucchiava sia uomini sia donne, sia ricchi sia poveri insieme. A questo spettacolo, preso di compassione di fronte a 7 lvi, 76. De regno et villa et castello et d101gione, trad. it., ci t., pp. 79-81. 8 Cf: ANSELMO o' AoSTA, Meditatio ad concitandum timorem, in Io., Orazioni e Meditazioni, a cura di I. Biffi e C. Marabelli, Milano, Jaca Book, 1997, pp. 429-441; Io., Deplomtio virginitdtis male amissae, ibidem, pp. 447-461. 163

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