- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014
MA rrEo ZoPPI ordinatio, che richiama un ordine naturale delle cose, ma soprattutto è riferito e su– bordinato alla prospettiva evangelica paolina della libertas apeccato. Lanfranco non aveva strumenti concettuali per andare più a fondo, ma con i suoi scritti indirizzò Anselmo ad una lettura ben più penetrante sia rispetto a quanto lui stesso aveva potuto fare, sia rispetto a quanto Agostino aveva lasciato in eredità all'Occidente medievale. 13 Si tratta della innovativa rilettura della politica come servizio alla li– bertas boni, come passaggio dal disordine all'ordine, come collaborazione umana al mistero pasquale, alla liberazione dai lacci del male, dal dominio del male: <<a per– didone hujus saeculi tamquam a captivitate, vel interemptione Aegyptia liberamur et agimus saluberrimum transitum; cum a diabolo transimus ad Christum». 14 La citazione, che Lanfranco trae dal Commento al Vangelo di Giovanni di Agosti– no, 15 tradisce chiaramente l'orizzonte di riferimento entro cui ancora si colloca per comprendere che cosa sia la potestas politica: si tratta dell'immaginario delle due città. Ora se c'è un aspetto di innovazione maturato da Anselmo rispetto a questa prospettiva è proprio quello di lasciare cadere questo paradigma. Come si è visto, infatti, Anselmo esclude perentoriamente l'idea che l'azione del male si configuri come dominio e si esprima in un territorio, men che meno in una città. Si tratta di un'intuizione che molto acutamente estende la domina agostiniana del male come defectus boni anche all'ambito politico: se il male non può configurarsi come essere, non può nemmeno esitere una città in opposizione alla città di Dio. Questa intuizione è centrale nella cristologia di Anselmo e attraverso il filo delle argomen– tazioni dottrinali del Cur deus homo orienterà le sintesi formulate nei successivi secoli, quando ormai all'immaginario politico agostiniano subentrerà quello sugge– rito dalle opere di Aristotele. 16 [intuizione fondamentale è la seguente: il diavolo non ha nessun diritto di giusti– zia nei riguardi dell'uomo, giacchè l'uomo come ogni altra realtà è sempre e solo sotto il dominio assoluto di Dio. Non si danno di conseguenza altre signorie, men– tre Agostino e diverse autorità patristiche riconoscevano l'esistenza di un dominio del diavolo e di un debito dell'uomo decaduto verso di luiY [esercizio dell'autorità 13 Sull'insieme si veda É. GILSON, Le metamorfosi della città di Dio, a cura di M. Borghesi, Siena, Camagalli, 2010, pp. 5-112 (ed. or. Paris, Vrin, 2005). 14 LANFRANCO DA PAVIA, In omnes Pauli epistolas commmtarii, Epist. l adC01:, col. 171AB, Cap. V, Commen– tarius, 5. 15 AGOSTINO DI lPPONA, E-qJOsitio in Evangelium joannir, rract. 55, l, rrad. it. in Opere di Sant'Agostino, XXIV/2: Commento al Vangelo ealla Prima Epistola di San Giovanni, Roma, Città Nuova, 1985, pp. 1070- 1071. 16 Sull'insieme si veda C. VAsou, Il pensiero politico della Scolastica, in Storia delle idee politiche economiche e sociali, vol!II2: Il Medioevo, diretta da L. FIRPO, Torino, UTET, 1983, pp. 367-462. 17 Cfr. ANSELMO o'AosrA, Cur Deus homo, I. 6; lRENEO DI LIONE, Adv. haeres., V, 21, 1-3; AGOSTINO m lPPONA, De trinit. , Xl l!, 12, 16; LEONE MAGNO, Serm. 21, l; 22, 3-4; 64, 2; 72, 2. Sull'insieme si vedano: A. 0RAZZO, Analogia libertatis. La libertà tra metafisica e storia in sant'Anselmo, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2003, p. 35; SouTHERN, Anselmo... cit., pp. 218-221. 166
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