- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

jACQUES MARITAIN: L'UMANESIMO INTEGRALE E IL CONTRIBUTO DEL CRISTIANESIMO AUA DEMOCRAZIA Vi è inoltre da chiarire la caratteristica che tale attività deve avere nei confronti della società e delle sue istituzioni: esserne, come sopra si è detto, la forma animatrice o, come Maritain anche afferma, ispiratrice. Servendosi della metafora dell'animazio– ne, egli vuole suggerire il particolare ruolo che toccherà ai cristiani, e in particolare ai governanti cristiani, all'interno della società: non quello di "appropriarsi" delle istituzioni, facendole divenire espressione delle loro posizioni e rendendo in tal modo "sacrale" la società, ma piuttosto quello di adoperarsi, nella consapevolez– za di vivere in un contesto pluralista, dove cioè non tutti sono cristiani, affinché le istituzioni siano appunto di tutti e affinché, al tempo stesso, attraverso il loro comportamento e il loro modo di governare, la società sia animata dall'impronta specifica della concezione cristiana della vita." Come egli afferma espressamente, «lo spirituale deve vivificare il temporale. Il cristianesimo deve informare o piutto– sto transpenetrare il mondo, non in quanto questo sia il suo scopo principale [... ] e non affinché il mondo divenga sin d'ora il regno di Dio, ma affinché la rifrazione del mondo della grazia vi sia sempre più effettiva e l'uomo possa vivervi meglio la sua vita temporale». 28 Ma vi è di più. Proprio alla luce di quanto affermato circa l'animazione delle strut– ture sociali da parte dei princìpi cristiani, Maritain può porre il problema di quale opera questi ultimi possano concretamente attuare nella società pluralistica. Egli parla dell'esigenza di dare vita in essa a una «comunità fraterna», intendendo con ciò alimentare non l'ingenua speranza che una società animata dai principi cristiani «renda tutti gli uomini, presi individualmente, buoni e fraterni gli uni con gli altri», ma piuttosto la fiducia che in tal modo possa acquisire «essa stessa strutture sociali, istituti e leggi buone e ispirate dallo spirito d'amicizia fraterna». 29 Al fine di chiarire la valenza politica della nozione di «amicizia fraterna», egli fa esplicito riferimento al concetto aristotelico di amicizia politica (politike philia) o concordia (homono– ia),30 evidenziando inoltre come l'attuazione di essa, proprio in virtù del pluralismo (politico, economico, giuridico, religioso-culturale 31 ) che caratterizza la società mo– derna, debba costituire un'opera comune, debba richiedere cioè la collaborazione e la partecipazione di credenti e non credenti sulla base di «Un minimo dottrinale comune tra gli uni e gli altri, tale da servire come base per un'azione comune», che sarà, quindi, non cristiano-sacrale, ma cristiano-profana. Pur non aderendo ancora senza riserve alla democrazia (di questa parola egli con- 27 Cf. E. BERTI, Nuova cristianità e strutture sociali, in P. NEPI G.- GALEAZZI (a cura di), Umanesimo integrale e nuova cristianità (Elementi di 101 dibattito), Milano, Massimo, 1988, pp. 108-113. 28 MARITAIN, Umanesimo integrale... cit., p. 153. 29 Ibid., p. 230. 30 Cf. ARISTOTELE, Etica Nicomachea, IX, 6, 1167a 22-b 16. Sull'argomento mi permetto di rinviare al mio saggio, L'amicizia civica in AriJtotele, in "Nuova Umanità", 4-5/2013, pp. 457-468. 31 Cf. MARITAIN, Umanesimo integrale... cit., pp. 197-208. 175

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