- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

UNA PIETRA DI CONFINE E UNA SORGENTE: VERTENZE SETTECENTESCHE SUL GRAN SAN BERNARDO nel 1762, fosse giusta. In fine ritornavano a ciò che avevano chiesto nelle loro lettere, che ci si riferisse semplicemente alle alte cime e alle eaux pendantes, anche perché essi non erano stati autorizzati a trattarne al di là dei luoghi contestati. Vi– gnet rispose ancora che ci si sarebbe limitati a segnare sulla carta i punti in cui non si poteva fissare materialmente la delimitazione, e che però, se essi non potevano recarvisi, vi potevano mandare il geometra de Rivaz iunior, che li accompagnava ed era un giovanotto, insieme con quello che egli aveva portato con sé. Egli non avrebbe potuto scostarsi dal piano che gli era stato fornito, dopo tutte le p arale che essi avevano detto, e la mancanza di autorizzazione era un ripiego troppo comodo e abusato, meno scusabile che mai dopo tutte le trattative che vi eran state e tutte le concessioni che il Re aveva fatto. Delle contestazioni invero ce n'erano state, quando la parte sabauda aveva avanzato delle pretese sulla Comba di Barasson, e quindi sarebbe stato per loro conveniente ciò che si stava per fare. Allora, poiché la discussione avrebbe portato a rivangare argomenti già ribattuti nella conferenza del1766, Vignet ripiegava le sue carte con un po' di freddezza, che i Vallesani si af– frettarono ad attenuare con delle belle dichiarazioni. Poi, durante Udesinare, pensò che, poiché si era convenuto di attenersi alle cime più alte e alle eauxpendantes, non era bene rompere la trattativa per il solo motivo che non le si voleva specificare, e che questa identificazione non era di nessun interesse per Sua Maestà, la quale, se avesse creduto di averne, colla riserva di un'ulteriore convenzione formale, avrebbe sempre potuto chiedere che vi provvedessero coloro che in seguito, da entrambe le parti, avrebbero steso in forma definitiva gli atti di questa delimitazione. D'altra parte Vignet conosceva i posti, avendo visto la Combe de Menouve, in fondo alla quale era stato due anni prima per la comunità di Étroubles, conosceva la Tete de Babilone ed aveva visto da lontano, salendo con due indicatori, la finestra che dava adito al Vallon Ferret. Infine, rinunciando a definire sul terreno ciò che non si poteva riconoscere « qu'en faisant une fatigue de vigoureux chasseurs de bou– quetins )), pensò di limitarsi a ciò che si poteva vedere dal convento rinviando per il resto alle cime più alte e alle eaux pendantes: non senza sperare, disse, che Sua Maestà sorvolasse su questi punti per dimostrare le sue buone disposizioni verso la Repubblica. Al che si era risolto dopo essersi consultato coi suoi indicatori, col geometra Crosa, 78 nonché col commendatore Laurent che gli aveva fatto il piacere di accompagnarlo. 78 Amoine Durieu non era più comparso in questa vicenda perché, senamatreenne, dopo esser staco promosso alla direzione del regio Ufficio Topografico, era morro nel 1777. Il geometra Crosa godeva di prestigio professionale. Fu l'aurore di una carca corografica del ducato di Aosta molto precisa e pregiata, che presentò nel 1782 al duca di Monferrato, per desiderio dello stesso duca. Il sonoprefeno Marcinet ne possedette un esemplare e la vedova, pregata dall'intendente Réan di comunicarglielo, gli disse che era stato prestato al prefeno della Dora Jubé, ma non resticuico. Sempre secondo il Réan, che ne scriveva il29 settembre 1817 al Commissario Generale per i Confini, Luigi Provana di Collegno, il geometra Crosa figlio del predeno non aveva più trovato né l'originale né delle copie. ASTO, Coree, Comm. Gen. Confini, mazzo 20, fàsc. 24. 71

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