- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2014

UNA PIETRA DI CONFINE E UNA SORGENTE: VERTENZE SETTECENTESCHE SUL GRAN SAN BERNARDO cidere sulla roccia posta a perpendicolo sopra la sorgente, sul fondo della cameretta chiusa di pietra che vi avevano costruito i religiosi, una linea di circa otto pollici che guardava da un lato verso lo sbocco del ruscello nel lago, dall'altro, con una piccola inclinazione, verso la roccia detta Cubé dai Valdostani. Sulla roccia detta Cubé non fu possibile incidere le armi delle due sovranità perché la pietra si frantumava. In basso, allo sbocco del ruscello nel lago fu collocato un cippo alto tre piedi e mezzo sul quale furono incise da un lato le armi del Re e dall'altro quelle della Repubblica con il millesimo 1778. Poiché il ruscello non aveva un letto apparente, ma scorreva tra le pietre, si collocò un cippo simile tra lo sbocco e la sorgente del ruscello. La pietra a guisa di ponticello con gli antichi stemmi veniva a trovarsi in questo alli– neamento anche se la linea mediana su di essa incisa restava piegata verso la Valle d'Aosta. Poi, tirando una linea visuale diritta da questi limiti all'altra sponda del lago vi si incisero su di una roccia a quattro piedi dal livello dell'acqua una linea lunga dieci pollici e ai lati le armi delle due sovranità. Proseguendo verso le rocce delle Chamoneres (no 11 della carta del 1762) si cercò di incidervi le armi dei due Stati, ma inutilmente per la mancanza di pietra viva e accessibile; si misurò quindi la linea che ivi ripiegava verso la Valle d'Aosta e poi risaliva lungo le creste sino alla punta di Mont-Mort, che di per sé era abbastanza visibile e dispensava dal farvi incidere le armi degli Stati. 80 N elle riunioni che si susseguirono in quei giorni, come il Vignet narrò in una relazione del 7 settembre, da Saint-Rhémy, per il ministro Perrone, la trattativa aveva rischiato di rompersi attorno all'esenzione dal diritto di transito per le merci in passaggio tra la Svizzera e la Valle d'Aosta: al punto che egli non aveva creduto di poter firmare nulla, nemmeno ciò che si era convenuto sulla delimitazione, e anzi aveva preparato nella sera del 6 settembre una dichiarazione a firma sua e del segretario de Tillier con la quale protestava che si sarebbe fatta distruggere e levare ogni traccia della delimitazione che si era cominciata se non si fosse più sperato che la Repubblica, per più mature considerazioni, volesse riprendere e definire gli arti– coli in discussione, nel qual caso invece la delimitazione effettuata avrebbe potuto dispensare da un ritorno sui luoghi. Inoltre, tutte le facilitazioni concesse dal Re si sarebbero ritirate. Il verbale di tale protesta, firmato da Vignet e dal segretario de Tillier era stato consegnato ai delegati del Vallese nel pomeriggio del 6 settembre. Ma poi il dialogo riprendeva, per cui venne firmata la convenzione provvisoria per la delimitazione. 81 Vignet ebbe la sensibilità di accondiscendere alla preghiera dei Vallesani di non inserire la clausola secondo la quale il Re si sarebbe riservato la facoltà di rimuovere e cancellare i segni della delimitazione effettuata, qualora non 80 Per tale delimitazione cf. l"apposiw verbale firmato il 7 settembre 1778. 81 È pubblicata insieme con la revoca in Traités publics de ILz rayale maison de Savoye avec /espuissances étrangères, III, Turin 1836, pp. 288 ss. 73

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