- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2015

AGIOGRAFIA E ICONOGRAFIA DI SAN GRATO DI AOSTA ALLA FINE DEL MEDIOEVO Scorreranno sei secoli, per noi di silenzio, prima che Grato faccia sentire di nuovo la sua voce, affacciandosi timidamente alle pagine del calendario martirologio inse­ rito nel messale detto di Brusson, compilato alla fine dell'XI secolo per la cattedrale di Aosta: Aosta, deposizione di san Grato9• Non sfugga l'epiteto sanctus, che indica come il nostro sia oggetto di venerazione nella chiesa madre cittadina, così come va rilevato il giorno in cui se ne celebra la memoria, il 7 settembre, lo stesso inciso sul suo epitaffio. Come un ponte gettato tra due rive, proprio la lastra tombale - o, meglio, la data del 7 settembre nota se non altro alla tradizione orale ben prima dell'invenzione della tomba stessa di cui diremo tra poco - interrompe così la solu­ zione di continuità tra la fine del V secolo e la fine dell'XI, tra l'uomo e il santo, e lascia forse indovinare sotto di sé la nascita e il flusso di un culto dedicato a Grato, rendendo così un po' meno totali' oubliposthume da cui muove uno studio di Clau­ dine Gaurhier10• Il riferimento a san Grato si ripresenta in un altro testo liturgico, il martirologio della cattedrale dell'inizio del XIII secolo, ancora, com'è prevedibile, il 7 settembre: E nella città di Aosta il dies natalis di san Grato, vescovo e confessore 1 1• Linteresse precipuo del Martyrologium Augustanum riguardo a san Grato risiede tuttavia nella notizia, che leggiamo il 27 marzo, del ritrovamento e della traslazione delle sue reliquie dalla collegiata dei Santi Pietro e Orso nella cattedrale di Aosta, av­ venuti probabilmente all'inizio del XIII secolo 1 2• Liniziativa, promossa dal vescovo e dal capitolo cattedrale, è la grande novità intervenuta dopo la fine dell'XI secolo e rappresenta un momento decisivo per il lancio del culto di san Grato, se non proprio il vero atto fondatore dello stesso. Grato è ricordato come patronus noster, insieme al successore Giocondo, il 1 7 aprile 1284 in un documento del vescovo Ni­ cola I Bersatori ( 1 283- 1 30 1 ) a favore del lazzaretto locale 1 3, mentre le costituzioni 9 Le calendrier-martyrologe ditde Brusson, in R. AMIET, Le Pontifica!d'Émericde Quart. Vtzria liturgica, Aoste 1992 (MLEA, 14), p. 323: << Augusta depositio sancti Grati "· l O C. GAUTHIER, Saint Grat. Étude d'une construction hagiographique dans laMaison de Savoie, in Le Comté de Nice. De la Savoie à l'Europe. Identité, mémoire et devenir (Actes du colloque de Nice, 24-27 avril 2002), a cura di J.-M. GIAUME, ]. MA G A I L , Nice 2006, pp. 167-173 (riferimento a p. 168). I l Martyrologium Augustanum, in AMIET, Repertorium cit., III, p. 280: << Et in Augusta civitate natale sancti Grati episcopi et confessoris >>. Come si può vedere, la sua figura si arricchisce delle qualificazioni di episcopus e conftssor. 1 2 Ibidem, p. 224: << Et in Augusta civitate rranslatio sancti Grati episcopi et confessoris qui fuit inventus in monasterio Sancti Ursi eiusdem loci ». 1 3 HEA, III, Aoste 1908, pp. l O 1-102. Proprio nel lazzaretto locale, la Maladière di Saint-Christophe, viene trasportata la lapide di Grato. Lì la vede intorno alla metà del XVI secolo il canonico Jean-Louis Vaudan, che ne riferisce lo spostamento al detto ospedale dopo la solenne traslazione in cattedrale delle reliquie di san Grato a.-L. VAUDAN, Catalogus reverendissimomm presulum civitatis Auguste Pretoree, nelle Fonti, 8, p. 255). È ancora al suo posto nel l 625, quando François Genand ricorda che contestualmente alla rraslazione di Grato, la sua lastra viene trasportata alla Maladière per il sollievo delle sofferenze dei lebbrosi (<< Lapis vero [. .. ] eodem tempore in capellam leprosorum pro illorum infirmitatum sublevamine delatus est » ) . Il cap­ puccino accoglie forse una tradizione secondo la quale da quel momento nessuno si ammalò più di lebbra << in rota Augustana regione " (F. GENAND, De reverendissimis simulet religiosissimis almaeAugustanae Salas­ sorum ecclesiae episcopis historiographica narratio, a cura di ].-C. PERRIN, in AA, IV (1970), p. 148); di certo 1 3

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