- Academie de Saint Anselme - Nouvelle Serie - 01/01/2015

AucusTA VITTORIA CERUTTI finché una massa di neve possa trasformarsi in ghiaccio persistente, deve trovarsi in un ambiente la cui temperatura media resti inferiore agli oo C. Alle nostre latitudini ciò può avvenire solo ad una altitudine che attualmente varia fra i 2900 e i 3300 m s.l.m., a seconda della esposizione ai raggi solari e ai venti apportatori di precipita­ zioni nevose. Questa quota è detta "limite climatico delle nevi persistenti". La sua posizione dipende dal modo in cui, di anno in anno, si combinano i fondamentali elementi climatici: la temperatura media e la quantità delle precipitazioni nevose. La vita dei ghiacciai dipende dalla posizione che assume questo limite; esso equi­ vale, grosso modo, alla "linea di equilibrio" (ELA) , vale a dire la linea immaginaria sulla quale la quantità di neve che si può accumulare nella stagione fredda è pari a quella che si viene a perdere nella stagione calda a causa della fusione; su di essa, quindi, il bilancio fra alimentazione e fusione è uguale a zero. A monte di essa vi è il "bacino alimentatore", detto anche "collettore" o "di raccol­ tà' che ha, per quanto riguarda la neve, un bilancio positivo; di anno in anno, in esso si accumula più neve di quanta ne possa fondere; essa a poco a poco si trasfor­ ma in ghiaccio e alimenta l'apparato glaciale. A valle della linea di equilibrio vi è il "bacino ablatore", vale a dire "di fusione"; è caratterizzato da un bilancio negativo perché la minore altitudine fa sì che in esso le temperature siano tali da trasformare in acqua, nella stagione calda, buona parte del manto nivo-glaciale che scende dal bacino alimentatore. Se il limite climatico delle nevi persistenti si abbassa, per la diminuzione della temperatura o per l'abbondanza di neve, il bacino alimentatore diventa più ca­ piente di quello ablatore. Prevale il bilancio positivo e di conseguenza il ghiaccia­ io aumenta di lunghezza e di volume. Il contrario avviene quando il limite delle nevi permanenti, e quindi la linea di equilibrio, si stabilizza a quote molto alte; in questo modo viene ridotta l'area del bacino di accumulo, con conseguente deficit di alimentazione nevosa; si amplia, invece il bacino ablatore dove la fusione si fa molto attiva. Linsieme dei due eventi provoca la contrazione degli apparati con la riduzione del loro spessore, della loro lunghezza, della loro superficie e quindi del loro volume. Le variazioni dei ghiacciai vengono controllate essenzialmente con due tipi di mi­ surazioni. La più antica, effettuata già dalla fine delXIX secolo, riguarda il rileva­ mento della posizione delle fronti, che dà elementi per_ conoscere le variazionL di lunghezza degli apparati glaciali. Per le variazioni di spessore si ricorre, ormai da più di trent'anni a questa parte, alla misura di "bilanci di massà', operazioni complesse che tendono ad accertare il rapporto annuale e pluriennale fra quantità di neve ac­ cumulatasi nella stagione fredda e quella fusa durante la stagione calda. Un bilancio positivo è indice di un aumento dello spessore del ghiacciaio; un bilancio negativo, invece, di una perdita di spessore, cosa che da molti anni a questa parte si riscontra sulla maggior parte dei ghiacciai del Pianeta. 1 90

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