BASA

- 434 - finir péniblement son existence, il consignait ses impressions, sous le titre de Nostctlgie valclostane, dans une revue de Florence (1). Il vaut la peine d'en reproduire un passage. « I castelli val<lostani rappresentano nella storia del nostro paese e nello stesso cammino dell'arte cos} caratteristico e notevole insegnamento che oc– cuparsene da vicino e curarne la conservazione do– vrebbe voler dire soddisfare a un obbligo, almeno uguale a quello di interessarsi alle sorti dei pa– lazzi signorili d'Urbino e di Gubbio, o dei castelli di Milano e di Ferrara. Non si dica che minore importanza d'arte si lega ai manieri valdostani: è diversa, non minore. II potentissimo architetto che ha lanciato al cielo gli archi colossali della scala del castello trecentista di Verrès e ne ha ideato, con una varic~tà cbe incanta e una grancliosità che sbalordisce, le profilature delle porte e de lle :finestre di pietra, e l'artista elet.tissimo, anche se non dotto delle leggi toscane allora trionfanti già in Italia, cbe ha diretta la costrnzione cosi piena di belle reminiscenze nordicbe d'Issogne, e i decoratori di Montalto, di Fenis, di Ussel , dalle belle :finestre, valgon pme i Luciano di Vrana, i Br:1mante, i Filarete. « Se le belle creazioni di questi ultimi architetti minaccian rovina, l'opinione pnbblica, scossa dalle lamentele degli stu<liosi e degli artisti, si commuove, a ragione. Perchè nou dovrehbe accaclere la stessa cosa pei castelli, almeno pei principali, sparsi lungo la valle d'Aosta e a cui si legano cos} vi vaci ri– cordi di lotte, di trionfi, di gloria f Ammettiam (1) IL MARZOCCO, 16 ott. 1904.

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=