BASA

Valerius, ora posto sotto l'atrio della cattedrale di 1 vreà. È un'arca di fattura piuttosto rozza , con coperchio a spioventi ; ha il ritratto del defunto ed altri rilievi. La targa inscritta è mutilata a causa di un'apertura praticata nel mezzo, a guisa di fenestrella confessionis, per farvi passare i brandea a toccare le sacre ossa, che ritirati erano portati .dai fed eli aœorsi alla tomba del martire, quali pre– ziose memorie, aile proprie case. Ad Ivrea, nell' atrio del Seminario, ammirasi un inte– ressante e molto antico frammento musivo, in cui è alle– goricamente rappresentata la iilosofia che domina fra la matematica, la geometria e la cl ialettica. Fece parte della decorazione parietale di quell'antichissima chiesa catte– drale, e ricorda i tempi in cui i templi erano centro di vita civile e scuola ad insegnamento pratico con figurazioni dipinte, scolpite ed a mosaico. Ebbe notevole culto in Piemonte un S . Donato ; a To– rino è un sobborgo intitolato al suo nome . Alcuni vogliono si tratti di Donato, Vescovo di Arezzo, già in bando a Mediolanum, c di là passato ad evangelizzare parte della regione subalpina. Altri, forse a maggior ragione, opinano doversi identificare con Donato, vescovo di Besançon. Anche S. Martino, vescoco di Tours, ha molte chiese a lui dedicate in Piemonte . 1 fedeli incominciarono a vene– rare la sua memoria poco dopo la sua morte, alla fine del secolo IV 0 • Il Santo aveva percorso la Transpadana quando andà catecumeno a Pavia e sostà studente a Ver– celli, corne ci fanno conoscere i suoi biografi Gregorio di Tours e Sulpicio Severo. Un accenno ora all'epigrafia cristiana del Piemonte, che a dir vero, non è nè ricca nè varia. Vanno in prima linea ricordati i carmina, elogi funebri dei Vescovi vercel– lesi. I più antichi furono fatti comporre, forse da lui stesso

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