BASA

Académie Saint Ânselmè «Guido Gozzano, le gambe nella spirale delle molet– tiere, accavallate, le mani magre che fasciavano il ginoc– chio, seduto sulla panca accanto all'uscio, chiacchieravo con una signora che faceva una trina all'uncinetto. Vestiva di pesa lana in tinta marrane chiaro, la giacca stretta clla vita dalla cintura, il bavera rotondo, da cui s'affac– ciava il colletto della camicia di flanella, fermato da una sobria cravatta ; il cappellaccio dalla tesa breve, alto di cocuzzolo, poggiato sui biondi capelli gli ombrava il pro– fila forte , approfondendo l'incipiente ruga tra le sopracci· glia. « Ad un tratto, un gridare festoso di tutti. Appoggia:to al bastone, compariva sulla porta Francesco Pastonchi, che tonava con la sonora, cordiale voce : - Salute, cristiani 1 « Da alcuni gicrni s'era preso una storta ad un piede, e, stufo di starsene in camera, avviluppato in un chimono turchino ad aironi bianchi che la faceva sembrare anche più corpulento (9), era sceso in cerca d'aria, di compagnia e della posta, che il figlio giovinetto dell'albergatore, Al– berto, andava a prendere agni giorno a Champoluc ; cio faceva dire a Pastonchi, quando la vedeva tornare : « Ecco Alberto che arriva da gius-sano ». Più tardi, il giovinetto Alberto Fosson scese oltre la solita posta. C'era in campo la posta per l'Italia : era la grande guerra, nè fece più ritorno alla sua Fiery ". Questo, d'estate, il monda dl Fiery negli anni che pre– cedettero la grande guerra del Piave, monda semplice quello che il Gozzano definirebbe corne fatto « di semplici case e non d'eleganza forbita "· E qui il nostro poeta venne e ritornè. Ritornè più malato e quando i medici già gli avevano consigliato di svemare in India. E' nel 1910. In quell'anno, e precisamente il gior– no 8 di agosto, disegnava qui una sua caricatura (10) sulla

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