BASA
58 C. FIORE Torino: << 1 Francesi non ci faranno tutto il male che pensano: il re e il Guisa sono tra loro in magg10r so– spetto che mai )) 3 • Sisto V diceva che erano parole e che gli umori, pas– sato il primo sfogo, sbollirebhero e al C.ard. De .T oyeuse , protettore di Francia , suggeriva: « Noi vorrernmo che il re non prendesse tanto a cuore il fatto di Saluzzo. Un gran re non dee hadare a si piccola cosa ))•. Carlo Emanuele, con lettere e ambascerie, si studio di giustificare la sua condotta aile corti estere: affermava di aver operato per l'interesse di Enrico III, della reli– gione e del pubblico bene: ma d'altro canto dichiarava forrnalmente che non avrehhe mai restituito un paese su cui vantava diritti incontestahili e di cui la sua di– nastia era stata ingiustamente spogliata. ln seguito ne cambio i tribunali , l'amministrazione e la moneta. Secondo il diritto del tempo le sue n:gioni erano .abhastanza valide, nè si poteva dire che la presa d~ possesso del marchesato di Saluzzo da parte di Enrico II (nel 1548) fosse stata sanata ., quanto ai suoi effetti g:iu– ridici, dal trattato di Cateau-Cambrésis, il quale enu– merava bensi le terre che il Re Cristianissimo dovev.a restituire al duca di Savoia, ma non faceva cenno al– cuno al marchesato di Saluzzo, lasciando percio la questione allo « statu quo ante ». L ' eccidio del Guisa e le lotte interne ingigantirono le ambizioni di Carlo Emanuele: i suoi agenti Io perrna– devano infatti che con danaro e favori avrebbe potuto assicurarsi un partito numeroso nel cuore stesso della Francia: « Vostra Altezza peschi fra questi grandi si– gnori )) - scriveva René de Lucinge - « ve ne ha fiera (3) Cfr. D. CARUTTI, Storia della dip!omazia a1.la Corte di Savoict, Torino - F.lli Bocca 1875, vol. 1, pag. 427. (4) D. CARUTTI, op. cit., pp. 427-28.
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