BASA
CARLO EMANUELE 1 E IL TRATTATO Dl LIONE 69 per forza e le cui clausole riteneva, giustamente, leeive del suo interesse e prestigio. Giunto il termine prefissato, anzi, scaduto tutto il mese di giugno, Carlo Emanuele mandô ambasciatori al re il marchese di Lullin, il Roncas e Mons. Berliet, arcivescovo di Tarantasia, per proporgli alcune modi– fiche alle clausole del trattato del 1600. Ma Enrico IV, che da Parigi si era portato a Lione, si mostrô risoluto a non concedere nulla, respinse ogni ulteriore negoziato, intimô al duca di decidere entro il 16 agosto e frattanto ordinô alle sue truppe di tenersi pronte per ogni evenienza. Ma poi, prima del1a scadenza di quel termine, il maresciallo Lesdiguières invase la Savoia, il maresciallo di Biron invase la Bresse; cadde il forte di Montmélian: resistette più a lungo la citta– della di Bourg-en-Bresse, difesa dal signor di Bouvens. Alla fine di settembre Enrico IV puô ben çhiamare il duca (( le duc sans Savoie )), perchè tutta la Savoia è invasa e le insegne del re di Francia dominano ovunque al di là dei monti. Il duca accorse si in Tarantasia attraverso il Piccolo S. Bernardo, ma non riusci ad arginare l'invasione fran– cese che aveva sottomesso quasi tutti i suoi possedi– menti transalpini. Gli ambasciatori ducali a Roma si rivolsero nuova– mente a Clemente VIII supplicandolo ad intervenire per porre fine alla guerra e risolvere definitivamente la ver– tenza. Il Papa accondiscese, ma ben conoscendo l'animo altero di Enrico IV, pensô che l'unica via per indurre il re a trattare, fosse quella di inviargli una personalità che più gli ricordasse la persona del papa e a tal fine scelse suo nipote, il card. Pietro Aldobrandini, giovane, audace e bramoso di acquistare sempre maggior fama e autorità. Ma corne convincere Enrico IV a riprendere le trat– tative quando, col passo sicuro del vincitore, egli avan– zava fremente di sdegno in Savoia per insegnare al duca
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