BASA

70 C. FIORE il rispetto dei trattati? E su quali basi tali trattative si sarebbero impostate, quando l'uno e l'altro dei conten– denti erano ugualmente ostinati a non rinunciare al marchesato? Gravissime difficoltà attendevano quindi il legato pontificio, ma l'abilissimo diplomatico seppe vin– cerle con la sua capacità di negoziatore, la sua calma, la sua acuta intelligenza. Il card. Aldobrandini partiva da Roma il 26 settem– bre 1600 e, benedetto a Firenze il matrimonio di Enrico IV con Maria de ' .Medici, verso la metà d 'ottobre incon– trava a Voghera il conte di Fuentes, per conoscere le chiare intenzioni della Spagna. Il 22 ottobre incontrava a Tortona il duca di Savoia, colà recatosi per chiarirgli le sue pretese e il colloquio si concludeva con l'impegno del Cardinale di conclu– dere più con il cambio che con la restituzione del marchesato. Giunto a Torino il 1° novembre, e avuta assicurazione dal duca che avrebbe inviato due suoi rap– presentanti, « pro -.rvisti d' istruzione e procura suffi– ciente e facoltà tale da stabilire e sottoscrivere qualsi– voglia cosa che si concludesse )) , l ' Aldobrandini prosegui per Chambéry per incontrarvi il re. Lo sapeva propenso alla pace, specie per esigenze di politica interna, e nel primo colloquio che ebbe con lui , con il suo tatto riusci a dimostrargli che era mosso soltanto dal desiderio di pace, e gli fu facile ottenere il consenso alla venuta dei due plenipotenziari del duca per iniziare le trat– tative (13 novembre 1600). Il card. Aldobrandini spedi tosto il suo segretario Erminio Valenti alla volta della Savoia per sollecitare dal duca l'invio dei due deputati: la sera del 23 no– vembre giunse il Valenti accompagnato dai due pleni– potenziari sabaudi, René de Lucinge, signore di Allymes, già ambasciatore del duca a Parigi ed ora Presidente della Camera dei conti di Chambéry e il conte Fran– cesco Arconati di Tronzano, per lunghi anni ambascia– tore di Carlo Emanuele a Roma. Il re li accolse beni-

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