BASA

CARLO EMANUELE 1 E IL TRATTATO DI LIONE 71 gnamente, sebbene non li volesse trattare corne amba – sciatori , perchè non port~vano lettere a S. Maestà , e subito precisô, con alterigia , ch'egli acconsentiva a trat– tare unicamente per soddisfare il Papa e il cardinale • • 17 1v1 presente . Lo stesso giorno un altro piccolo passo innanzi era fatto: il re deputava alle trattative i suoi ministri , Ni– cola Brulart, signore di Sillery, già ambasciatore a Roma e Pierre Jeannin, presidente del Parlamento di Bor– gogna. Abilissima fu la condotta del Legato che, per rendere più spedite le trattative , stabili che ciascuna delle parti ponesse innanzi al solo Legato le proprie pretese che, poste :ver iscritto, venivano dal Legato stesso comunicate alla parte avversa corne materia di discus– s10ne. Basse e sproporzionate alle ambizioni dei Francesi erano le proposte dei plenipotenziari ducali , mentre al– ti ssime erano l e richieste della Francia, cosicchè al 10 dicembre non si erano ancor raggiunte basi tali da rendere possibile un accordo. 1 Francesi , per la restituzione chiedevano : 1) il marchesato nello stato m cm era quando venne occupato dal duca; 2) 600.000 scudi per I frutti del marchesato e le spese di gu erra ; 3) il forte di Montmélian m mano loro per tre . . anni. corne garanzia; 4) Io smantellamento del forte di S. Caterina, pro– spiciente Ginevra e di tutti i forti costruiti da Carlo Emanuele nelle guerre precedenti. Per il cambio pretendevano tutta la Bresse, il Bugey, il Valromey, il baliaggio di Gex, 300 .000 scudi e la metà delle artiglierie e munizioni. (17) G . VITA, art. ct.t., I'· 72.

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