BASA

80 R. Borelli et turbidam... » ; mentre per tutte le rimanenti, una quarantina circa, si nota che l'acqua non era conservata nel fonte, ma in sacrestia « et non debite », oppure veniva benedetta « singula vice » . Inoltre l'ac– qua che scendeva dal capo del battezzando veniva abitualmente lascia– ta cadere a terra . L'ordine di conservare l'acqua nel fonte, era già stato ripetuto più volte ; il vescovo lo ribadl sotto pena di scomunica e di altre censure : item iniunxit sub pena excommunicationis et alia pena... fieri pissinam honestam et sufficientem seu lavatorium in ipso fonte et aqua ibi conservari... et pariter fieri unum vas stagni seu ligni ad ponendum subtus infantes quando baptizantur... et iussit fontem claudi sub fida clave. Venne parimenti ordinato ai parroci di mutare l'acqua benedetta nei tempi prescritti e di provvedersi , a tempo debito, degli olii santi e del sacro crisma. Il visitatore volle pure che si tenesse l'acqua benedetta in una pila « prope magnam portam ecclesire » e che si insegnasse ai fedeli a servirsene debitamente. Forse cià che più diede da fare al vescovo fu la guestione delle reliquie. Ne trovà u.na ricchezza e varietà sorprendenti ! Provenivano da tutte le parti della terra e da santi, martiri, od oggetti più impen– sati. Molte, naturalmente , non erano autenticate, per cui in tutti i verbali. immancabilmente, leggiamo : « iussit reliquias non authen– ticatas nec intitulatas reponi et conservari, tamen eas non mostrari nec portari processionaliter sub pena interdicti ». Cià che offre un aspetto più desolante, è la visione degli edifici sacri : chiese, cappelle e loro adiacenze : sacrestie, cimiteri e case parrocchiali. Leggendo i diversi verbali non è possibile non provare senti– menti di pena e di rammarico, soprattutto per la noncuranza, il disor– dine e l'abbandono in cui giacevano certe chiese, talora veri monumenti, edificati dalla pietà degli avi, senza che quelli cui spettava, si facessero a rilevarle dalle inevitabili ingiurie del tempo 191. (191) Ibidem.