Basa

La promulgazione della Costituzione liturgica che il Concilia Ecumenico ha approvato, alla quasi unanimità, il 4 dicembre 1963, segna una data storica. E' la prima volta, infatti, che un Concilio tratta della Liturgia, globalmente, in tutta la sua ampiezza. « Come il Concilio di Trento apri una nuova epoca nella storia della Liturgia - ha osservato acutamente il Rev.mo P. Ferdinando Antonelli nell'introduzione al volume della Costituzione conciliare - cosi il Vaticano II chiude quell'epoca e ne apre un'altra » 1 . Anche il profano di cose liturgiche che mediti attentamente i 130 Canoni in cui s'articola la Costituzione, non puo non rimanere colpito dalle affermazioni ivi contenute, che sono espressione di grande coraggio e perspicace apertura. Si tratta, in alcuni casi, addirittura d'un capovolgimento di posizioni tradizionali che sembravano ormai canonizzate. Il settore in cui più palesemente emerge il carattere rivoluzionario delle decisioni conciliari, è quello relativo alla nuova situazione morale-giuridica riconosciuta alle liturgie non romane ed ai riti delle Chiese particolari. Il Concilia di Trento, con lodevolissima intenzione, aveva procurato di porre un freno all'eccessivo particolarismo liturgico - chiamiamolo pure caos - medioevale. La nuova edizione dei libri liturgici romani (1568-1588) fu resa obbligatoria per tutta la Chiesa occidentale, fatta eccezione di quelle Chiese e di quegli Ordini religiosi che erano in possesso di testi liturgici propri da almeno 200 anni. Come è noto, la Chiesa valdostana in virtù di questa deroga, poté conservare sino al 1828, non senza lotte tenaci, la sua antica liturgia particolare d'origine franco-romana, con la persistenza di alcuni elementi gallicani. Il successivo processo di centralizzazione ecclesiastica proprio (1) F. ANTONELLI - R. FALSINI , Costituzione conciliare . rnlla Sacra Liturgia, Roma 1964.

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