BASA

86 G. Piaggio Ora tale tendenza non influirà solamente e negativamente sui fe– nomeni demografici quali le nascite e le morti ma si ripercuoterà pure nel campo economico modificando, nel tempo, e la struttura e l'entità della popolazione in età lavorativa in genere e delle forze di lavoro in particolare. Dato pero che per la copiosa messe di insuccessi gli autori di previsione demografiche reggono il confronta con gli auguri dell 'anti– chità, mi asterro dal quantificare la tendenza del fenomeno preceden– temente osservato cio che pero non ne attenua assolutamente la gravità . Degna di interesse è la ripartizione della popolazione per settori di attività economica. Di tutta la popolazione in condizione professionale il 43,9% svolge la propria attività nell'industria, il 26,7 nell'agricoltura ed infine il 29,4% risulta occupato in altre attività. Questi valori sono il frutto di profondi mutamenti avvenuti nella composizione della popolazione attiva nel corso di questi ultimi anni . Dal 1951 al 1961 il numero degli addetti all'agricoltura è di– minuito di circa un terzo ; di più della metà è aumentato quello degli addetti alle attività terziarie mentre il numero degli attivi nell'industria è rimasto pressochè invariato. Il settore agricolo è quindi quello nel quale in questi ultimi de– cenni si è verificata la massima espulsione di mano d'opera. Basti pensare che nel 1936 gli addetti all'agricoltura rappresentavano il 60,5% della popolazione professionalmente attiva ; tale percentuale scen– deva nel 1951 al 39,7% per raggiungere oggi il 26,7 % . Anche se non indifferente è il numero di colora che pur risultando censiti in altre attività si dedicano, anche se solo complementariamente, all'agricoltura, le cifre esposte non perdono nulla della loro significatività. Cio nonostante non sembra azzardato affermare cbe il carico nel– l'agricoltura sia ancora eccesivamente elevato ; specie se si considerano le condizioni di bassa redditività proprie dell'agricoltura valdostana. Il settore agricolo infatti, pur occupando poco meno di 1/3 della popolazione in condizione professionale, produce, seconda le valutazioni del Tagliacarne, solamente il 10% circa del reddito totale della regione. L'esame dei rendimenti unitari delle principali colture dichiara ma– nifestamente quanto l'agricoltura valdostana sia povera e meno progre– dita di quella media italiana. Le principali componenti del reddito agrario della regione sono costituite dai prodotti forestali e da quelli zootecnici e d'altronde i 200 .000 ha. di superficie agrario-forestale sono rappresentati per circa 4/ 5 dai boschi e dalle colture foraggere. La superficie destinata al seminativo è scarsamente rappresentata e denota, fortunatamente , un costante regresso per la generale tendenza all'abbandono delle antieconomiche colture cerealicole. Una statistica del

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