BASA

L'ufficio delle letture costituisce, m tutte le famiglie liturgiche, la prima parte essenziale della messa. Nella Chiesa primitiva, si susseguivano, di solito, tre lezioni tratte dalla Sacra Scrittura : una lezione dai Profeti o da un altro libro dell'An– tico Testamento ; una seconda dalle Epistole o dagli Atti degli Apostoli, e finalmente la lettura del Vangelo 1 . Per la Chiesa africana, le tre letture sono fo rmalmente attestate, sia pur con qualche imprecisione di termini di S. Agostino 2 . Tale uso si riscontra nelle chiese orientali ; la liturgia siriaca ( giaco– bita) annovera fino a sei letture nella messa ; la copta, la caldea e l'etio– pica, quattro ; gli armeni ne contano tre ; questo ordinamento non deve essere rimasto sconosciuto a Bisanzio 3 , e si ritrova pure nel gruppo delle liturgie occidentali non rcm~me (gallicana, mozarabica, ambrosiana) tanto che s'è potuto parlare d'un sistema di letture non romano, o, com'è stato definito (con termine approssimativo) « gallicano », differenziato e qua– si opposto a quello romano 4 • I lezionari romani, infatti, non conoscono che due letture : vange– lo ed epistola. Diversi indizi comprovano perà che esistette primitivamen– te a Roma un sistema di tre letture ; ce lo attesta il Cames di Würzburg ( inizio del secolo VII), che di tutti i lezionari gregoriani è il tipo 01i'1 antico e completo 5 . L 'Eisenhofer - Lechner 6 e il Vogel 7 attribuiscono alla seconda metà del secolo VI l'abbandono da parte di Roma dell'uso delle pericopi non evangeliche ; il Righetti pone fra l'VIII e il IX secolo la scomparsa delhi lezione profetica 8 . In ogni caso, fa notare il Vogel 9 , al momento della romanizzazione (1) B. STEWART, Lineamen!i di storia della liturgia cristiana, Brescia 1957. (2) C. VoGEL, Introduction aux sources de l'histoire du culte chrétien au Moyen âge, Spoleto 1966, p. 262 n. 9. (3) N.-M. DENIS-BOULET, in Introduzione alla Liturgia, a cura di A.-G. Martimort, Ro- ma 1963, p. 373 ; ].-A. JuNGMANN S. I., lvfissarum Sollemnia, I, Torino 1953, p. 317 e seg. (4) Cf. C. VoGEL, op cit., p. 261. (5) M. RIGHETTI, Storia liturgica, III, Milano 1956, p. 201. (6) L. ElSENHOFER - ]. LECHNER, Liturgia romana, Torino 1961, p. 227. (7) Cf. C. VoGEL, op. cit., p. 263. (8) Cf. M. RIGHETTI, op. cit., p. 201. (9) Si veda---E n. 7 - Sul carattere, affatto diverso, delle lezioni che si incontrano nel messale romano nelle Tempora e nelle due settimane Mediana e Maggiore, vedasi il RrGHETTI, op. cit., p. 202. 9

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