BASA
136 G. Valerio nell'uno il processo ideale, liberale, più garantito e nell 'altro solo te– nebre ed oppressione. Fine del processo penale è l'accertamento della pretesa purntlva fatta valere dall'organo esecutivo. Se la prova consiste nell'a ttività proces– suale diretta allo scopo d'ottenere la certezza giudiziale secondo il cri– terio della verità circa l'imputazi.one , possiamo vedere corne tutto nel processo criminale sia rivolto a tal fine : affinchè cioè la dccisione del giudice sia effettivamente in grado di ristabilire nel mondo giuridico l'equilibrio turbato dall'azione delittuosa posta in essere dall'imputato. Anche la tortura appare semplicemente quale mezzo diretto alla scoperta della verità reale. Ma prima di addivenire a ques to terribile estremo il giudice doveva cercare d 'ottenere le prove del delitto e del suo autore, primo con idonea testirnonianza , secondo con chiarissimi documenti, ter– zo con indubitabili indizi. Solo, in definitiva, qualora il giudice si fosse convinto della possibilità di ricavare un sicuro ed essenziale elemento di verità da una dichiarazione reticente, decideva il ricorso alla tortura . Un autore veneziano di Pra tica Criminale scriveva : « Secondo la pra– tica più perfetta si debba far uso della tortura quando le prove non bastino al pieno convincimento del reo, e percio alla di lui condanna proporzionata al delitto ». Quindi anche al tempo della causa criminale contro Martignènes l'interesse fondamentale che determinava il processo penale era quello di giungere alla punibilità del colpevole e non già alla formazione di un giudizio etico. Lo scopo del processo è eminente– men te pratico, attuale e in relazione al fatto concreto ed all'applicazione delle conseguenze giuridiche. La realizzazi.one della pretesa punitiva mi– ra in definitiva a fare salvo l'interesse sociale relativo alla repressione della delinquenza, alla sicurezza dello Stato, alla pacifica convivenza sociale proprio a cagione dell'interesse pubblico che determina il pro– cesso troviamo l'attività del giudice rivolta all'accertamento della verità materiale, a procurarsi quella conoscenza del fatto che più risponde alla realtà del fatto medesimo. II. Ed eccoci alla Causa contro il Martignènes. Il 6 dicernbre dell'a. D. 1597 nella Castellania d'Arnad , feudo dei Signori di Vallesa, « en la montagne d'Arla et au desoubt les ediffices y existantz » era stato ritrovato il cadavere di un certo Jacques Allemand. Il figlio di costui, Giorgio, s'era presentato al fiscal e di Arnad , il nobile Depré, « signifficando l'eccesso emesso nella persona del suddetto Gia– como padre » e chiedendo giustizia. Disgrazia o delitto ? Esaminiamo un po i fatti , seguendo il verbale del sopraluogo compiuto dal vicecastellano Depré . Ai piedi di una roccia ,
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