BASA
Un processo criminale 139 l'acqua di una roggia sin a udir battere esso inquisi to esso defonto » e prosegue «et molte volte doppo ». Sembra quindi che i motivi d'at– trito fossero i soliti esistenti fra proprietari di fondi confinanti.... Anche questo teste conferma corne i precendenti l'unione inccstuo– sa fra l'imputato e la cugit1a Maddalena. Tuttavia non solo per l'uso dell'acqua d 'una roggia zio e nipote avevano litigato : Giorgio Chal– lancino, altro testimone <l 'accusa udito dal fiscale, viene a narrare un'al– tra bella impresa dell 'imputato. Egli aveva assistito addirittura ad un tentativo di ... scoperchiamento d'una baita operato dal Martignènes ai danni dello zio : « ...molti losi che detto inquisito gli sbateva basso di una copertura del che esso defonto molte volte si doleva ». Inoltre aveva udito l'imputato minacciare di morte Io zio. La tempesta sembra quindi addensarsi sul capo del Martignènes ! Naturalmente la testimo– nianza dello Challancino termina con la consueta conferma dell'incesto fra l'imputato e la cugina .. . Della lite per la roggia parla pure un altro teste a carico, un certo Bartolomeo Allemand. Egli pero aggiunge un 'altra accusa contro il Martignènes : questi verso il Natale del 1598 l'aveva pregato di dire al figlio del defunto, Giorgio , di non profferire in giro accuse contro di lui relativamente alla morte del padre, « chè altrimenti sarebbe in periculo di venire a maggior scandalo poi che il Martignènes non era in poter suo di regersi quando la collera Io pigliava ... ». E il diligente scrivano terminava « De copula ut alii latius in Fo 12, 13 » ! Ancora Pietro Challancin e Andrea Martignènes ci parlano del cattivo sangue che correva fra l'inquisito et il defunto, ma è soprattutto il se– condo ad aggiungere una nuova pietra alla costruzione dell'accusa : stan– do alla sua dichiarazione sembra « che poco avanti si sia ritrovato morto detto defonto egli teste porto et remise nelle mani d'esso Martignènes uno pugnale fusillato perchè il facesse uno fodro ». Che fosse questa l'arma del dilitto? Se l'attento lettore rammenta nell'« Acte de visite etc... » redatto dallo scrivano Rosset e firmato dallo stesso vice castdlano Depré, s'era parlato « d'ung pugnard fu zellé » ; nulla di più facile per il fiscale ricollegare il pugnale di Andrea Martignènes con l'arma ch'era servita per uccidere il povero Allemand ! Del resto l'atteggiamento dell 'imputato nel periodo susseguente al delitto non era fatto per stornare da lui i sospetti : ce Io conferma anche Eusebio Allemand, cui il Martignènes chiese « che si guardasse di mur– murar contra di lui della morte d'esso defonto padre ». Del pugnale consegnato al Martignènes ci parla pure un altro teste, Giovanni Joly . Con Giacomo Roland ricompare l'accusa dell'imputato di aver tentato di scoperchiare la casa dello zio. Mentre di una vera minaccia a mano armata era stato testimone Pietro Rolando , allorquando, presente ad un litigio fra il Martignènes e !'Allemand, il primo «messe mano al pu– gnale ( era forse quello del delitto ? ) pontandolo alla panza del detto
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