BASA

284 C. Grassi de mon cote Je pourrai faire de vot re envoi l'usage que je jugerai conve– nable. Je pourrai même le publier. Mais en ce cas, j'aurai soin d'indiquer dans la préface ou autrement, que c'est vous qui m'avez fourni les mots ». Queste prime notizie che si possono ricavare dal carteggio esamina– to sono dunque già sufficienti a spiegare quel ccrto grado di complemen– tarità tra le due opere che si era già avuto occasione di rilevare (v. 280) . Esse ci fanno inoltre pens::ire che se il Ni3ra avesse potuto provvederc personalmente alla pubblicazione del suo manoscritto, cosl corne ebbe ef– fettivamente l'intenzione di farc, non avrebbe certamente mancato di at– tribuire al Cerlogne il merito della raccolta ; percio, una futura edizione delle due opere, eventualmente rifuse in una sola, dovrà rispettare quelli che furono gli espliciti impegni che il Nigra assunse in questa sua lettera. Non mette conto soffermarsi troppo sulle successive lettere del car– teggio, se non per ricordare che il Cerlogne accetto queste ultime propo– ste del Nigra 37 . Quello che in questo scambio di lettere importa parti· colarmente notare è l'insistenza con la quale il diplomatico piemontese chiedeva al Cerlogne di non scegliere termini che risultassero identici o quasi al francese o all 'i taliano « et qui évidemment sont empruntés à l'une ou à l'autre de ces deux langues » (lett. del 16 novembre), ovvero cercava di rendersi conto dell'esatto valore fonetico della grafia adotta– ta dal Cerlogne. Proprio quest'ultimo punto rnerita una trattazione par– ticolare. Già nella sua lettera del 4 ottobre il Nigra chiedeva al Cerlogne di non dimenticarsi di inviargli, con il primo plico contenente il materiale, una tabella che indicasse « la valeur de chaque lettre employée... dans la transcription, c'est à dire en mettant à côté de la lettre le son correspon– dant en français ; et lorsque le son n'existe pas en français comme p· e. pour tsch », di mettere « le son correspondant en italien ou en piémon– tais». Il fatto che il Nigra si riferisse in modo particolare a questo ca– so lascia quindi supporte che egli, fin d'allora, dovesse attribuire a tutte le parlate valdostane le affricate mediopalatali ts, dS < C, G + voc. o J che già conosceva per il valsoanino 38 . Il Cerlogne non tenne sufficientemente conto di queste raccoman- (37) V. la minuta della sua rispasta, scritta il 9 attabre da Cantaira. (38) Tanta più, che Ja inesatta e ambigua definizione che il Cerlogne clava del segno [ch], con cui egli trascrive J'affricata mediopalatale sarcla , poteva facilmente indurre in errore chiunque : « Ch, combiné, s'emploie souvent pour c, s, ss, ti. Ex. : Officho, office ; chura, sure ; mechon, mission; pourchan, portion ». V. Dictionnaire cit., p. 8 ; sempre in proposito, v. anche p. 14. Che il Nigra non avesse capito iL valore di questo segna è pro– vato da! fatto che, ne! sua manascritto , egli Io sostitui di norma con il segna [l'], che per lui ha sempre avuta il valore di fricativa palatale sorda. V. il confronto rra la coniu– gazione dell'imperfetta congiuntivo del verbo « avere » nci due vocabolari : Cerlagne (p. 30) Nigra (p. 15) Que dz'ucho Ke g' ül'o Que t'uche ül'e Que l'uche ül'e Que n'uchon ül'on, ecc.

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