BASA

286 C. Grassi pays ». Cio perchè l'accenrazione normale delle parole valdostane è, co– rne per l'italiano, piana e non, came per il francese, tronca ; non solo, ma perchè gli I taliani pronunziano meglio le consonanti valdostane tra– scritte con dza, dze, tsa, tse. Quest'ultima affermazione , ovviamente, è ambivalente e non riesce a dissipare il dubbio che tra il Nigra e il Cerlogne si sia venu to a creare un equivoco sull'effettivo valore di quei segni, dato che gli Italiani , ri– spetto ai Francesi, hanno piL1 familiari, e quindi pronunziano meglio, non solo le affricate dentali [ ts ], [ df] , ma anche le mediopalatali [ ts ] e [ dS] 41 . A rafforzare tale dubbio stanno alcune let tere che il Nigra e il Cerlogne si scambiarono due anni più tardi. Chiede dunque il primo al seconda (27 dicembre 1899): « quelle est la région précise, où se parle le dialect dans lequel est écrit le dictionnaire... Est-ce la ville d'Aoste et les communes de l'environ, ou bien une autre localité ? Je vous fais cette demande, parceque, ayant été l'année dernière à Châtillon, et cette année à Sarre, j'ai remarqué dans les deux endroits une différence de pronon– ciation avec celle que vous avez suivie. Je tiendrais donc à savoir quel est le lieux précis où les mots se trouvent tels que vous les écrivez, c'est à dire sans l'élision des 11, des r au milieu des mots ». Ora , a parte Io stupore che una simile domanda puo provocare in uno specialista odierno, che non saprebbe spiegarsi perché il Nigra non si sia preoccupato prima di avere una precisazione di questo genere, in– dispensabile per po!:er valutare il materiale ricevuto dal Cerlogne, resta provato che la trascrizione adottata da quest'ultimo deve considerarsi alquanto ambigua. « Tous les mots que j'ai écri (sic) en pa tois soit dans le recueil des poés ies soit dans le dictionnaire, sont écrits à la manière qui se disent et se disent (s ic: disaient?) à la Cité d 'Aoste» dice egli infatti nella minuta ( datata 3 gennaio 1900 ) della risposta alla suddetta lettera del Nigra 42 . Si asservi, ara, che se è vero che nella parlata aostana, al tempo del Cerlogne, la -r- all'interno di parola doveva essere già stata ristorata 43 la 11 postvocalica (che il Nigra indica corne « 11 au milieu des mots ») aveva certamente provocato la nasalizzazione della vocale precedente ; do– veva esservi cioè, per esprimerci con il linguaggio improprio del diplo– matico piemontese, quella « elisione » della consonante che questi aveva riscontrato in altre parti della Valle. Il Cerlogne, dal canto suo, che ave– va presenti non tanto i sistemi di trascrizione fonetica quanta le solite (41 ) Cne, corne sappiamo. il Nigra trascriveva rispettivamente con [é], [g]. V. qui sopra, p. 279. (42) E aggiunge che, in considerazione del facto che « les patois sont plus francs dans les montagnes que dans les villes où ils risquenr de plus de se corrompre », egli ha adot– tato, soprattutto per l'imperfetto dei verbi del.la 2", 3" e 4" coniug., non « la manière d'Aoste, mais bien celle plus juste et plus générale de toute la Vallée». (43) La ristorazione dev·e essere indubbiamente av·venu ta sui modello della lingua let– teraria francese. Aosta, infarti, costituisce in quesco senso un'isola entra un'area valdostana in cui la -r- all'inrerno di parola è di norma caduta. V. H.-E. KELLER, op. cit., tav<. X.

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