BASA
Vocabolario V aldostano 289 Una seconda serie, che conta 17 esempi, è costituita dai cas1 m cui le differenze tra i due tcsti sono da riportarsi alla necessità di seguire, anche per la voce ricavata dal taccuino, Io stcsso sistcma di trascrizione adottato per il V ocabolario. Si tratta, in massima parte, di sostituire il segno perla semiconsonante palatale [y] a [j] (oppure [i]): alj, olji, béire, borenfier, bjeéer, biulâ, éevrej, éejna, gùjer, liere, mainâ, nej, nejer, virjer ; oppure una [ n] finale ad una [ ;·i] : breiiva, leiiva ; o, ancora, una [k] a una [c] : bocastaii, dimerclo. Questa serie è dunque particolarmente importante perchè ci conferma : a) che le trascrizioni seguite dal Nigra in uno stesso testo poteva– no essere oscillanti (caso di [j]/[i] ). Del resto già la Ciravegna 52 aveva notato una forte oscillazionc tra [ c] c [ k] nella trascrizione delle occlu– sive velari seguita da! taccuino. Lo stesso si potrà dire per [ n J/ [ n] ; cosi accanto a frissu1i, bùssu1i, c~;'{t/ju;i, berniii abbiamo ]Javatin e dilun ; accanto a kan ]Jar abbiamo rat lin ]Joler ; ecc . ; b) che ne! passaggio dal taccunino al V ocabolario il Nigra ha ge– neralizzato l'uso di [ n] anche per [ 1i]. Abbiamo dunque qui la prova che i casi già esaminati di fraii, bleta di fe1i e arpyaii ( v. p. 279) sono ve– ramente errori del manoscritto. In questa stessa seconda serie abbiamo poi un gruppo di voci per le quali il taccuino ci illumina su un altro dubbio lasciato aperto dal Vocabolario. Si tratta di: lafell (p. 51), rekorf (p . 70) e findra (p . 77), in cui la presenza di una fricativa dentale sonora non è in alcun modo spiegabile. Nella nostra edizione troviamo un altro caso del genere : di– marf (p. 25), al quale segue un pun ~o interrogativo, dovuto certamente alla mano del Pasquali 53 . E l'incertezza di lettura del Pasquali ci viene provata proprio dal confronto con il taccuino che reca : la]Jell, rekorjJ , ]Jindra e dimar p, dove in luogo dell'incomprensibile [f] appare regolar– mente la fricativa interdentale sorda [ p] ( che il Nigra scriveva [ ~] ). Ma se quest'ultimo segno non è stato capito dal Pasquali e da Pa– dre Zabatta non si potrebbe pens'.lrc che detta consonante sia stata tra– scritta nel V ocabolario in altro modo oltre che con [f] ? È probabile, e ce lo prova il caso de beff (p. 17), al quale è fatto seguire un punto interrogativo, e che in realtà corrisponde ad un bejJ del taccuino 54 • Cià è sufficiente ad autorizzarci a rimettere sotto processo anche tutti i segni [JJ adottati dagli editori del nostro Vocabolario in corrispon · denza di quella che per il Cerlogne era una affricata dentale sonora o una fricativa palatale sonora : v. i casi già visti (p. 279) di berfé e Jan 55 . Non è infatti escluso che il Nigra abbia operato anche qui una genera- (52) V. Nota cit., p. 5. (53) Non si riuscirebbe infatti a cap ire perché avrebbe dovuto essere segnato da! Ni– gra che, almeno pcr il materiale valsoanino, non avrebbe dovuto avere dubbi di sorta. (54) Su questo punto, v. anche pièt sotto, a p. 291. (55) Ai quali si possono ancora aggiungere, tra gli altri: Joé « gioia »; Jolyett « lu– glio »; fan « gi unco »; ful i « bello »; ecc.
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