BASA

Mati della Valle d'Aosta nel 1853 313 Prego pure il Signor Ministro di voler promuovere Io scioglimento delle Mili zie Nazionali de ' seguenti Comuni le quali o si unirono agl'in– sorti , o 11011 vi si opposero virilmente, e cià in dipende11za delle informa– zioni assunte, e dei concerti presi col delegato senatorio , aggiungendovi pure la stessa preghiera chc nel detto decreto mi sia fatta facoltà di ag– giu11gervi altre milizie nazionali di altri comuni, con la suenunciata pro– testa di non abusarne. I Comuni sono i seguenti : 1. Charnporcher ; 2. Pont-Bozet ; 3. Is– sogne ; 4. Antey-St-Victor ; 5. Brusson ; 6. Brissogne ; 7. Pollein ; 8. Champ-de-Praz. Questa mattina per tempissirno è arrivato il delegato Bosio, cui fu– rono date opportune istruzioni ». I magistrati inviati a indagare sulle cause e sui promotori della ri– volta - il conte Capello, consigliere di appello a Torino, e il conte Avogadro, sostituto avvoca to fiscale generale - ne attribuirono l'or– ganizzazione « al partito clericale », cbe a loro avviso avrebbe voluto rinnovare le gesta del reggime11to dei Socques del 1799 e, soprattutto, del 1801 allorcbè oltre seimila insorti, provenienti da Châtillon, avevano obbligato i francesi ad abbandonare Aosta et erano giunti alle porte di Ivrea. L'atteggiamento delle autorità locali aveva lasciato molto a deside– rare, talvolta per connivenza con i rivoltosi, più spesso per deboiezza e incapacità. Lo stesso intendente d'Aosta, Racca ( cbe, con decreto del 12 gennaio, sarà posto in aspettativa senza stipendio), fu invitato a recarsi a Torino « onde giustificare la sua condotta in proposito dei patti cogli insorti » 12 · (12) Il documento che segue, una lettera del consigliere delegato Capello di S. Franco, del 1° gennaio 1854, spiega i motivi della chiamata a Torino di Racca : « Ufficio della Delegazione del Magistrato d'Appetlo di T orino. ILLmo Sig. Ministro, Per esaurire la narrativa dei fatti riguardanti la sommossa avvenuta in questa Valle d 'Aosta mi reco a dovere esporre alla Signoria V. Ill.ma gli avvenimenti occorsi in questa città nella sera del 27 dello scorso anno. L'Intendente, l'Ufficio prosedente essendosi restituiti alla loro residenza sottraen<losi non senza gravi difficoltà e serio pericolo dalle mani degli insorti, s'adoprarono in ogni maniera pcr resistere all'orda forsennata che erasi mostrata decisa di marciare alla volta del Capoluogo di Provincia. Dopo la mezzanotte, fo– riera del giorno 28 si batteva la diana per chiamare sotto le armi la Milizia Nazionale, si radunavano i Carabinieri , i proposti, si distribuivano aitre armi ai cittadini che ne erano sprovvisti ,. si caricavano due cannon i di piccolo calibra tolti ad imprestito al conte dell.i Rocca, si accendevano fuochi su lia piazza e tutta la popolazione era desta e compresa da spavento massime perchè sussurravasi che i tumultuanti dovevano piombare sulla città a migliaia. Intanto essendosi tra le autorità locali deliberato di andare allo incontro del ri– voltosi, ed anche il Vescovo avendo aderito alla invitazione, partiva il prelato in apposita vettura ed in compagnia dello Intendente, del Sindaco, del Consigliere comunale e del Conte Crotti sicché trovavansi essi dopo una corsa di tre migl ia in presenza della banda. Si venne allora a Parlamento, ma comeché il Sindaco minacciaro di morte da alcuni sediziosi armali di pistola, dovette porsi in salvo con la fuga né valsero le aitre autorità a piegare i capi della rivolta a più miti propositi , il Vescovo specialmente rimase corne loro ostaggio e giunse a conseguenza a capo della loro turba alle porte della città dove giace un ponte sotto il quale scorre la Dora che da quella parte la fiancheggia. Quivi tra Je aitre contestazioni eravi quella se i rivoltosi avessero a penetrare nella città colle armi alla mano ovvero depo- 22

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