BASA

214 G. Lange precedente caratterizzato dailla esistenza ài un'autorità o di un comando militare che abbia imposto la costruzione di parecchie torri da realizzare seconda un unico e solo mo– dello prestabilito, destinato a contenere un determinato gruppo di armati governati tutti dallo stesso fondamento disciplinare e comandati seconda un concetto gerarchico uniforme. Questo concetto è in netto contrasta con la concezione medievale di un'opera fortificata che sempre, bene o male, risente della interpretazione personale del committente, deI costruttore o del proprietario. * * * Da quanta sopra ho esposto, l'attribuzione di costru– zione medievale non puà sussistere. Per ovvie ragioni sto– riche, per la somiglianza della loro struttura con quella della cinta di Aosta, per i motivi che ne hanno imposto fa co– struzione le torri illustrate devono essere considerate corne opere deU'ingegneria militare romana. Se il reperimento di una torre simile a quelle illu– strate precedentemente è del tutto impossibile in vaUe di Aosta, esso è invece facilissimo nel Varesotto ove le torri di Rodera, Velate, etc. appaiono quasi identiche nella strut– tura a quelle di Arnaz, Gressan, Morgex e La-Tour"d'Hérères. Il prof. Mattirolo ha studiato, i1llustrato e riconosciuto corne romane '1e torri del Varesotto ; 42 la più interessante di tutte è quella di Rodera, ed un breve riassunto dello stu– dio del Mattirolo è già sufficiente a stabilire la sua identità con le torri romane valdostane. La torre di San Maffeo sorge in cima alla collina che domina sia rl paese di Rodera sia la sHada che da questo paese porta a Stabio, controllando lo sbocco della Valle del Ceresio nel piano di Mendrisio e di Stabio. Della co– struzione rimane oggi solo più un troncone aJto una decina di metri, con base quasi quadata (m. 9,60 x m. 9,70 allo esterno pari a 32 + 1/2 piedi romani, cioè 9,62; m. 4,50 x m. 4,58 a1l'interno pari a 15 + 1/2 piedi romani, cioè m. 4,588) (fot. 83 ).

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