BASA

218 G. Lange L'Aubert 43 asserisce che nel 1846 furono ritrovate al– l'interno del castello medaglie romane e monete di Tito, Antonino ed Alessandro Severo, mentre nel territorio circo– sante vennero alla luce Iaterizi romani muniti del bollo della fornace. Il BaroceHi, a sua volta, 44 ricorda il reperimento nel territorio di oggetti romani e suggerisce l'esistenza di una « mans10 ». Dobbiamo, allora, vedere nel castello di Pilato, una costruzione forte medievale realizzata su di un precedente edificio romano ? e questo edificio romano era munito di difese , oppure no ? E' chiaro che rispondere a questi que– siti, almeno allo stato attuaie delle nostre conoscenze, è praticamente impossibile. Personaimente ritengo probabile ·l'esistenza in Nus, ed in particolare sull'area, o almeno neHe immediate vicinanze del castello di Pilato, di una « mutatio » romana. Il nome del paese derivante da « ad nonum, ab Augusta Praetoria, lapidem » ce ne suggerisce un'indicazione; infatti il percorso di nove miglia corrisponde ad uno dei valori più facilmente ricorrenti fra le distanze di due fermate del « cursus pu– blicus ». E' ben noto corne il termine di « mutatio » compaia perà nell'uso comune soltanto nella seconda metà del IV secolo d.C. a seguito delle riforme apportate a•l « cursus publicus » da Giuliano l'Apostata, Valentiniano I e Gra– ziano. « Mutatio » viene allora ad indicare un luogo di tap– pa pet il cambio degli animali da seHa e da tiro del « cur– sus » dove è pure possibile una sosta ai viaggiatori; luogo, perà, che è priva della importanza e delle possibHità di vita e di ristoro che sono le caratteristiche di una « mansio ». Ma fin da'lla sua .fondazione ad opera di Augusto il « cursus publicus » ha certamente percorso Ie strade della Valle d'Aosta, sia :pure nella sua forma primitiva di « cur– sus veredorum », ossia di servizio di staffetta porta-mes– saggi a cavallo. Ed il sito di Nus, pet la sua distanza da Aosta, avrebbe potuto essere stato utilizzato per un cambio di cavafü.