BASA

!tala Mus (1892-1967) 7 di lui mi siano not1 rntorno al 1928-30 e la produzione successiva fino '.:llle ultime bellissime cose che già ultra set– tantenne, armai alla soglia della morte, il 16 maggio di que– st'anno, egli ha dipinto. Le due grandi mostre retrospettive, con le quali prima la Valle d'Aosta nel 1962 a St-Vincent, poi il Piemonte nel 1966 alla Promotrice di Torino vollero rendere omaggio al maestro, hanno dispiegato davanti a noi il percorso, i raggiungimenti, il carattere della quarantennale opera di Mus. Protagonista ·è la montagna; e in essa sog– getti prediletti sono le cime e le valli, le roccie, le nevi, i prati e i campi, i paesi e le baite; più spesso assai perà gli uomini della montagna, raffigurati o alla fienagione, al taglio di secolari tronchi , alle miniere, alla mungitu– ra; o nell'interno, desolatamente melanconico dei loro tuguri, al povero desco o addossati ai grandi camini, nelle stalle, in preghiera; o ancora, ma più di rado, nella letizia delle feste valligiane o dei giochi. Non avrei mai supposto di dover, sull'invito del nostro amato presidente, essere io a ricordare Italo Mus, qui alla gloriosa Académie Saint-Anselme, alla quale egli appar– teneva e a cui era, corne uomo di cultura e corne artista, devotamente legato; e non mi riesce quindi facile rievocare fra i tanti suoi dipinti visti in varie esposizioni, e specie nella recente retrospettiva torinese, quelli che più e meglio lo caratterizzano; ma cosl, a memoria, fra le opere the più mi colpirono e di cui ritenni viva l'immagine, ecco che mi si spiegano davanti agli occhi, e ne colgo di nuovo le reali alte qualità di contenuto e di pittura : fra i paesaggi di montagna « Le rupi di Arnaz », impressionanti soprattutto nella versione del 19 5 8; fra le cosl umane rappresentazioni della gente della sua valle, figure sconsolate e tristi, corne l'«Ex-alpino» che è del 1934, «Pietro» (1944), e specie il « Cieco di La Tour» ('46) e « Centopezze » il mendicante ('55); questi due ultimi i meditati, forse, capolavori della piena e tarda maturità; e figure invece più serene, al più velate di dolce melanconia, corne il « Riposo del pastore » ('37) , «Sartine di Cogne» ('46) e la donna, pure di Cogne, in preghiera, una, questa, delle sue più tarde opere (1958) ma delle più fascinose per intensità ed accorda di colori. E

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=