BASA

I In questo periodo di febbre e di malessere morale che accompagna lo schiudersi del settimo decennio del nostro se– colo torna a noi quel Joseph de Maistre che Baudelaire verso la metà dell'Ottocento non esitava allora a definire «le grand génie de notre temps, un voyant » . 1 Superata la critica del XIX secolo, parziale e suggestionata in ambo i sensi da un ricordo troppo vicino, suipemto il periodo tra le due guerre mondiali e h crisi dell'umanesimo, il maestro del paradosso appare oggetto da quakhe tempo di un interesse rinnovato che tenta di parsi al di là di una sterile contrapiposizione. Non che il fiusso maistriano si sia mai arrestato (le bibliogra– fie forniscono ampia testimonianza); ma pur sempre dobbia– mo osservare ohe gli studi critici che appaiono non sembrano più tributari a passioni di parte e racwlgono un de Maistre esemplificato nei momenti più geniali delle sue intuizioni po– litiche e teologiche. E quanto al teologico è proprio il caso di richiamare alla memoria il vecchio elogio di Cesare Cantù che pur sgomento di fronte all'eloquio maistriano, il quale « confota col recriminare, colpisce coll'esagerare », riconosce lealmente ai vecchio conte savoiardo il non piccolo merito di aver rinnovato il problema religioso nella letteratura « resti– tuendo alla sdulcinata lingua francese la robustezza per farle (1) BAUDELAIRE, Correspondance générale (Parigi, Conard, 1947, t . 1, p. 369.

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