BASA

276 Colloque d'archéologie molto interessante dell'ing. Lange e la puntualizzazione che ne ha fatto il presidente, molto opportuna, cioè la datazione di certi monumenti) 1 • Ora è proprio questo che noi dovremmo fare: dovremmo studiare tutti i monumenti. Io penserei in un primo tempo di limitarmi a quelli che stanno sulle strade che partono dall'Italia ma che raggiungono anche i paesi d'oltr'Alpe. Di studiare questi monumenti dal punto di vista strutturale e dal punto di vista costruttivo per fare quei con– fronti proprio che diceva il nostro presidente, per arrivare a delle so– luzioni cronologiche. Lo stesso criterio potrebbe essere valido per affrontare un altro grosso problema che oggi appassiona non soltanto noi ma addirittura l'Associazione internazionale di archeologia clas– sica, ed è il corpus delle sculture del mondo romano. Ora, quante cose sono state trovate nelle nostre valli, quante cose sono state trovate al di là delle Alpi, sono state trovate in Francia e nella Svizzera, e che sono conosciute soltanto ai pochi specialisti, ai pochi direttori dei musei locali. Quindi bisogna raccogliere tutto il linguaggio figurativo antico, sia della zona più occidentale della pianura padana, sia delle Alpi, per vedere proprio se esiste un linguaggio caratteristico di que– sto linguaggio artistico figurativo delle zone alpine. E in ultimo, vo– levo accennare ad un lavoro importantissimo che ha fatto il nostro socio dott. Pautasso per quello che riguarda le monete, soprattutto dalla parte celto-gallica fino alle monete del periodo repubblicano. Ora il lavoro del dott. Pautasso è un lavoro ripeto di un'importanza ecce– zionale, ma che pero andrebbe, dal punto di vista archeologico, con– dito con tutti quei ritrovamenti che sono avvenuti insieme alle mo– nete. Perché la moneta è l'elemento principale per stabilire certe da– tazioni. Ma, ripeto, non voglio adesso annoiarvi troppo. Io penso che, se Aosta vuole assumersi questo ruolo che le spetta di diritto - le spetta di diritto perché Aosta si è trovata al centra di un paese chiuso tra le montagne dove i passi alpini hanno avuto quell'importanza che oggi hanno i trafori. E se oggi si fa la politica dei trafori, e se oggi si invidia Aosta perché ha due trafori, un giorno si invidiava Aosta per– ché aveva due passi alpini, il passo del Piccolo ed il passo del Gran San Bernardo. Ora attraverso questi passi alpini è affiuita la cultura in ogni tempo e in ogni periodo, quindi è giustificatissimo questo in– tervento di Aosta corne ponte di passaggio tra questa cultura padana - ormai permettetemi di chiamarla cosl, perché abbiamo deciso di

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