BASA

330 Colloque d'archéologie zione, che ora illustreremo corne meglio ci sarà possibile entra i limiti di tempo concessoci. Venutasi in tal modo a sentire l'opportunità di riprendere le ri– cerche e di dare alle stesse un carattere altamente qualificato con il diretto intervento di specialisti che garantissero un rigoroso metodo di scavo e la prosecuzione degli studi in laboratorio, dopo laboriosi ap– procci, nell'aprile del 1964 venne effettuato un preliminare saggio nella gratta « Ciotta Ciara » a quota m. 690. Il sondaggio, condotto dai praff. Isetti di Genova e Chiarelli di Torino, convinse della bontà del deposito e consenti lo studio di un quantitativo di strumenti in quarzo sufficienti ad attribuire l'industria reperita ad una cultura musteriana nel complesso di tecnica non Le– vallois. Una nota sul deposito, apparsa nel settembre del 1965 sulla Rivi– sta della Società Italiana di Scienze Naturali di Milano, concludeva con l'augurio che, col prasieguo degli scavi, si potesse rispondere ai nume– rasi interrogativi posti dal saggio. Ma, nell'agosto del 1965, quando tutto era già stato preordinato per accogliere il prof. Isetti e la sua « équipe », Egli ci venne a man– care per sempre, vittima di un tragico incidente. Scomparso Isetti, gli scavi poterono essere ripresi soltanto nel 1966, quando l'Istituto di Antropologia di Torino, d'accordo con la Soprintendenza alle Antichità, con Enti e privati finanziatori di Bor– gosesia, condusse una campagna di scavo nella già accennata « Ciotta Ciara » con Io scopo, questa volta, di chiarire la serie stratigrafica dei depositi e saggiarne la potenzialità per una più accurata programma– zione delle future ricerche. Una nota sui primi risultati degli scavi sarà prossimamente edita dall'Istituto Italiano di Antrapologia di Roma. Durante la campagna, venne prospettata la possibilità di estendere le ricerche al vicino riparo sotto roccia detto « della Finestra » o « Bel– vedere », la cui ampia cavità, asciutta e bene orientata, è ancor oggi un ideale rifugio per l'uomo, mentre le altre caverne sembrano essere state piuttosto la stabile dimora dell'orso delle spelonche, corne Io attestano gli innumerevoli resti di questo animale. I lavori di scavo, effettuati saltuariamente dal Gruppo arche-spe– leologico di Borgosesia, dettero un cospicuo materiale osseo che si

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