BASA
Colloque d'archéologie 331 differenzia dai reperti ossei delle altre caverne del monte, in specie per le caratteristiche di molti frammenti, presentanti strane levigature ed altre particolarità che non lascierebbero dubbi di un intervento umano, se l'opinione corrente non fosse rigorosamente diretta a riconoscere una lavorazione dell'osso soltanto a partite dal Paleolitico superiore (cultura non ancora da noi rinvenuta) . I frammenti d'osso, in contestazione, presentano levigature loca– lizzate dove è logico supporte un intenzionale prolungato attrito, do– vuto all'uso dell'osso adattato a strumento di percussione o ad altri usi che si ritengono inerenti alla lavorazione delle pelli o a punte di lancia, ecc. Alcuni frammenti si fanno notare per piccole fratture marginali, o poste su una delle due estremità che non sembrano dovute al caso. In complesso molto del materiale reperito potrebbe essere de– scritto con le stesse parole del Battaglia, autore di famosi studi sulle ossa lavorate del Musteriano alpino reperite nella caverna « Pocala » della Venezia Giulia. Dobbiamo perà ammettere che, pur essendo l'industria litica cer– tamente musteriana, alcuni reperti ossei degli stessi livelli ci sembrano di troppo bella e regolare fattura per essere attribuibili alla stessa cultura. Da ulteriori scavi potremo apprendere se le nostre supposizioni sono fondate. Negli strati a « orso speleo » venne rinvenuto un dente fossile ri– conosciuto quasi sicuramente umano e, a tutti i livelli, si scavarono strumenti litici in quarzite, in selce e in spongolite. Questi ritrovamenti spinsero l'Istituto di Antropologia di Torino a condurre nel riparo la campagna di scavo già predisposta per il cor– rente anno. Il materiale reperito è attualmente allo studio presso l'Istituto, ma fin d'ora appare evidente il notevole valore dell'industria litica e la ricchezza del deposito, essendo stati trovati su una superficie di 3 mq. per una profondità di circa 2 m. e mezzo oltre 2500 pezzi ossei e manufatti. Questo breve esame dei recenti scavi effettuati nelle grotte del Monfenera consente di riconoscere l'indubbia importanza dei depositi per il Quaternario del Piemonte.
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