BASA
Colloque d'archéologie 385 MONS. FRUTAZ, presidente : Grazie, amico Mirabella. Le dico subito perché si chiamano « Porte Pretoriane ». È una volgare traduzione, o meglio traslitterazione di « Portes Prétoriennes», cosl. comunemente chiamate dal popolo. Chi ha fatto la traslitterazione, non era naturalmente un archeologo e nulla sapeva della « Porta pretoria ». Questo, per la storia e la semantica dell'espressione in uso . SIG. ANDREA ZANOTTO: In proposito volevo solo dire due cose: che le cartoline sono edite credo da privati, e quindi intervenire è sempre un po' difficile. Pero, perla questione delle « Porte Pretoriane », che è la « Porta Praetoria », la via è chiamata uflicialmente « Porte Pretoriane », e quindi si do– vrebbe intervenire presso il Comune che è responsabile della topono– mastica locale. PROF. CARLO CARDUCCI: Vorrei domandare all'amico Prola che fine ha fatto quel vecchio progetto che c'era di riportare il livello romano aile « Porte Praetorie », perché mi sembra che gli archi che attualmente siamo abituati a vedere all'ingresso di Aosta non hanno niente di quel fascino, di quello slan– cio antico se noi non riportiamo il livello della strada all'antico livello romano che è due metri più in basso. Era stato ai miei tempi fatto un progetto, questo progetto era stato approvato, ma probabilmente non è stato mai realizzato. Chiedo se fosse possibile anche in questa occa– sione esprimersi su una sistemazione archeologica che, io credo, farebbe invidia a tutti i paesi civili di questo mondo. PROF. MIRABELLA ROBERT!: Nessuno vuol violare la libertà individuale. Quindi chiunque puo scrivere tutte le frottole che vuole anche nel rovescio delle cartoline, oltre che in aitre parti. Pero le cartoline sono il mezzo con cui il fore– stiero fa conoscere la città fuori della città. E non è tanto sbagliato che ci sia la possibilità di orientare gli editori locali: basta una lette– rina, non occorre una imposizione. Basta una letterina in cui si dica:
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