BASA

Colloque d'archéologie 399 portiamo degli esempi tratti tra quelli esistenti nelle alte valli della Varaita, e del Maira, del Queyras e della vallée d'Aiguilles e dalle valli più interne della Liguria montana. In certi casi questi architravi lu– nati, espressione massima della tecnica costruttiva del loto tempo, portano segno di iscrizioni, quasi emblemi di affermazione o di pro– prietà, tali ad esempio in certi casi la figurazione di teste umane, con probabile significato apotropaico, uso legato forse a delle reminiscenze quasi inconscie dell'uso celto-ligure di appendere alle abitazioni le teste dei nemici uccisi. In altri casi vi sono monogrammi e simboli cristiani, o affiancati alle teste o isolati, forse anche scolpiti in un se– condo tempo in occasione di un reimpiego. Comunque resta significa– tivo il fatto che sull'architrave il proprietario pone il proprio emblema, quasi un totem da cui deriveranno forse le insegne medievali. Gigan– tesco ad esempio è l'architrave cuspidato compreso nella muratura della cattedrale di Susa con una croce scolpita di forma longobarda. In Val d'Aosta è molto raro trovare di questi architravi. Citerè> per il momento quelli esistenti a Derby in una delle più vecchie abita– zioni, costruzione risalente forse al 1.000 od anche anteriore. Questi due architravi portano entrambi due teste stilizzate ed una croce al centro. Altri ve ne sono ancora, indubbiamente, forse in villaggi iso– lati, forse celati sotto degli intonaci. Nel versante francese delle Alpi occidentali diversi sono gli esempi che ho avuto occasione di ricono– scere durante degli esami preliminari delle caratteristiche di questo problema. Esempi se ne trovano altresl in Alvernia e nelle Cevenne, cioè là dove la costruzione in pietra, pet la disponibilità del materiale, era in uso normale sin dalla più remota antichità. Altri esempi vi sono ancora, anche se sporadici, nelle diverse valli del Piemonte, nelle alte valli dell'Ossola ed in Lombardia, sino a Bagolino nell'alta val Genova ai piedi dello Stelvio. Al di là dell'Adige, nel paese dei Veneti e degli Illirici, non vi sono, almeno a mia conoscenza, degli esempi, cosl corne non ne ho ritrovati nelle costruzioni in pietra dell'Appennino centrale e meridionale. Concludendo, riterrei che il problema degli architravi lunati, pet quanto esposto, permette di giungere ad alcuni punti fermi: 1) Nessuno, tanto più con le difficoltà della tecnica primitiva, avrebbe costruito degli architravi lunati se avesse conosciuto il prin– cipio dell'arco in una qualunque delle sue forme.

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