BASA

Scultura Lignea di François Cerise LXXXIX la Processione di Chaligne di Gignod 21 , scolpita su una tavola trapezoidale allungata, avente le basi di m. 0,60 e di m. 0,50 con una altezza di m. 1,05, e la Caccia all'orso del Duca Emanuele Filiberto in Val di Lanza, narrazione, quest'ultima, che con sicu– rezza e rapidità di costruzione plastica e di distribuzione di due scene tra loro acconciamente staccate e distanti - quella del luogo di Ceres che forniva uomini e mezzi per la caccia e quella dei monti ove era la presenza dell'orso - si sviluppa vertical– mente 22 lungo una lesena in legno di soli m. 0,25 di base pet m. 1,7 5 di altezza. 21 A seguito della famosa pestilenza del 1630, gli abitanti di Gignod e di Saint-Etienne fecero voto di portarsi ogni anno, ne! giorno di S. Rocco (16 agosto), in processione, sulla montagna di Chaligne, processione nota col nome di « Procession de la Fourclaz » in quanta, seconde una leggenda, su uno spianato a due chilometri sotto la croce di Chaligne, avvenne una furiosa rissa, con morti tra gli abitanti di Gignod e di Saint-Etienne, ne! contestarsi il diritto di piantare una croce sulla montagna, luogo d'incontro delle due processioni, rivolta verso un abitato invece che verso l'altro. L'Abbé François-Gabriel Frutaz, traendo la notizia da Ferdinand Fenoil (Çà et là: Souvenirs Valdôtains, Aoste 1883, pp. 137-140), ha dimostrato l'inattendibilità della leggenda, che è comune a località del Delfinato e del Faussigny, ma ha documentato l'antichità della processione, alla quale erano obbligati tutti gli uomini non dispensati da seria giustificazione. « La procession de la Fourclaz est très ancienne. Une ordonnance de Mgr Bally, du 25 septembre 1675, obligeait tous les hommes de Gignod à s'y rendre et condamnait à l'amende d'une livre de cire ceux qui y auraient manqué, sans de graves motifs. En 1746, les procureurs de l'église, Hilaire Prince et Joseph Junet, et les syndics Pantaléon Tercinod, Jean– Pierre Variney et François Malluquin firent condamner, par le juge de Gignod, trente individus de la paroisse à payer, dans trois jours, l'amende susdite, pour avoir manqué à la procession ». 22 Nella prima scena, al basso, sono raffigurati alcuni elementi del luogo di Ceres. In esso un uomo carico del « garbin » (specie di cesto quadrato che ha nel fondo della parte anteriore un incavo in cui si fa entrare la testa, mentre i lati pog– giano sulle spalle), trasporta del materiale e sta attraversando il ponte sulla Stura che collega la frazione Vana col capoluogo, sulla antica strada mulattiera da Mezzenile a Ceres. E' preceduto da altro montanaro già più vicino all'antica chiesa di Ceres, della quale è raffigurata parte dell'abside ed il grande campanile romanico recante gli stemmi di Savoia fatti dipingere da Emanuele Filiberto. Nella seconda scena, in alto, il Duca sta in sella ad un mulo. E' accompagnato da uomini e muli: egli, essendo vicino alla località ove è stato avvistato l'orso, che si vede intagliato nella parte più alta della scena, sta preparando il suo fucile. Come risulta dai documenti d'archivio, Emanuele Filiberto andà «in Val di Ceres » per la caccia all'orso ne! 1574 (cfr. SrLVIO SoLERO, Storia onomastica delle Valli di Lanza, edito a cura della Soc. Stor. delle Valli di Lanzo, 1955, p. 45) e. ne! 1578 (cfr. GIOVANNI e PASQUALE MrLONE, Notizie delle Valli di Lanza, Tip. Palatina di G . Bonis e Rossi, 1914, 2• ediz. 1914, p. 274 ). Dopo di lui, per la stessa caccia, insieme a quella del cinghiale, si porto suo figlio Carlo Emanuele I ne! 1605, ne! 1620 (questa volta con la consorte Caterina di Spagna e con gran seguito, cfr. S. SoLERO, op. cit.) e ne! 1622 (cfr. G . e P. MrLONE, op. cit., p. 292). Gli illustri ospiti venivano festosamente accolti a Lanzo, ove il loro arrivo era preceduto da uomini e muli, mandati dalle comunità di Ceres e di Ala, col compito di scortarli ne! viaggio e nella caccia.

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