BASA

XCIV G. Donna d'Oldenico giochi a far da bersaglio a due arcieri compagni di divertimento, ma vediamo un martire nella realtà del martirio, un uomo con tutto l'aspetto umano del patire a cui è condannato! Trapassato da saette, il suo corpo è crollato ai piedi del lungo tronco al quale è stato le– gato, e, se corne confessore della fede il suo volto non esprime disperazione, esso pero non nasconde il naturale travaglio da man– camento di forze. Io direi che più si osserva questa statua del Cerise più ci si trova di fronte al realismo gotico della cerchia del più grande pit– tore piemontese del Quattrocento, che ha pur approdato alla scul– tura, quel Jacquerio che lavoro per il Duca di Savoia Amedeo VIII , e che tenne cantiere anche a Fenis. Tra gli artisti che operavano attorno a Giacomo Jacquerio ha dipinto, col forte realismo col quale il Cerise scolpisce, Antonio de Manzaniis nella Crocifissione della chiesa di S. Sebastiano di Pecetto, ove ha espresso una sensibilità rustica ed audace proprio corne il nostro scultore di Aosta. Mi sia poi concesso di dire che l'opera del Cerise, quale si manifesta nel suo San Sebastiano, come, per altri sensi, nel suo Lo T ôc et la T ôcca è sconcer tante per la gravità tragica dell'uno e la lepidezza dell'altro. Ma cio che è ancor più sconcertante è che per ben descrivere e meglio far vedere e comprendere l'arte del Cerise noi dobbiamo ricorrere a molti riferimenti culturali che egli neppur conosce, perché la sua arte è espressione genuina, naturale, spontanea, che sta all'essenziale, ed è quindi priva di ogni nota di manierismo. D 'altra parte la sua non è una espressione di semplice valore pasto– rale, ne è anzi molto lontana, né di artigianato che indulga al co– stume, ma è arte vera e propria, per la quale l' aggettivo di « popo– lare » è solo indicazione di una forma tecnico espressiva, che nulla toglie al valore dell'arte vera e propria. ..;, * * Si direbbe che dal deposito della antica tradizione valdostana François Cerise ha raccolto l'esperienza della cultura, della civiltà e del costume. Poiché è cosl dobbiamo dire che egli ha abbandonato certe espressioni plastiche che, se restano sempre valide per un'arte pastorale, diventano, anche per il sacro, troppo formali ed abusate,

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