BASA
180 S. Vanni Rovighi male non vuol dire che il male non ci sia, perché, aveva detto S. Agostino, Cur ergo timemus et cavemus quod non est? Aut si inaniter timemus, certe vel timor ipse malum est quo incassum stimulatur et excruciatur cor (Conf. VII, 5, 2). E Anselmo: Nam, cum auditur nomen mali, frustra horrerent corda nostra quod in huius nominis significatione intelligunt, si nihil significatur hoc no– mine [De casu diab., c. X; 1, 247 (17-18)]. Ho detto: quasi con le stesse parole: c'è infatti il cor, c'è l'horror (horrerent) che richiama lo stimulatur et excruciatur agostiniano, ma c'è anche una svolta tipicamente anselmiana: l'attenzione rivolta al problema del signifi– cato della parola. Sentiamo già la presenza di un logico, rispetto ad uno psicologo e a un retore corne Agostino. Ma quando si è detto che il male è non-essere non si è ancora risolto il problema, corne osserva il Discepolo del dialogo: « ... quan– do spero di essere ormai giunto ad esaurire la questione, proprio allora vedo altri problemi sorgere quasi germogli, per dir cosl, dalle radici delle questioni risolte » [De casu diab., c. VII; 1, p. 244 (11-13)]. Uno di questi problemi riguarda il nulla: il male è nulla, sicut solemus dicere, ma cosa vuol dire « nulla »? Il problema del nulla aveva attratto l'attenzione di Anselmo fin dal Monologion. Anche qui c'era una affermazione accettata pa– cificamente nel mondo culturale anselmiano: Dio ha creato il mondo dal nulla. Ma appena pronunciata questa affermazione, Anselmo sente un ostacolo: Sed occurrit quiddam de nihilo [Mono!., c. VIII; 1, p. 22 (13)]. Quello che sta di fronte, che occurrit è il problema che tornerà nel De casu diaboli, del significato del termine « nulla », e forse Anselmo conosceva Io scritto di Fredegiso De nihilo et tene– bris, in cui il nulla era entificato, anzi addirittura materializzato. Quando perà sono stati ben fugati questi fantasmi fredegisiani e si è già parlato del verbo di Dio, il nulla torna a dare delle noie: Sed ecce iterum insurgit nihil, ricompare il nulla e minaccia di an– nullare tutti i ragionamenti fotti sino ad allora [Mono!., cap. XIX; 1, p. 33 (26-27)]. Il discorso più approfondito sul nulla, in rela– zione col problema del male, è, corne dicevo, quello condotto nel capitolo XI del De casu diaboli. Quapropter quoniam de malo quaestio est in manibus, quod dicis esse nihil: si vis me docere quid intel– ligam esse malum, dace me prius quid intelligam esse nihil... [De casu diab., c. XI; p. 248 .(9-11)] chiede il Discepolo. La difficoltà
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