BASA
182 S. Vanni Rovighi lare - l'esser il dolore un sentimento - dall'aspetto per cm e male, e cioè il suo essere il sentimento di una disarmonia, di una dissensio (De civ. Dei, XIV.15). Ma il male che costituisce il maggior problema è per lui, corne per Agostino, il male morale. E questa è certo una differenza fra l'atteggiamento agostiniano-anselmiano e quello moderno: per noi il male è in primo luogo il dolore; i dubbi sull'esistenza di Dio nascono quasi sempre dalla constatazione, dall'esperienza del dolore; per Anselmo, corne pet Agostino, il male è in primo luogo il peccato. La differenza si capisce se si pensa che essi credevano nella liber– tà dell'uomo, nel libero arbitrio, nel potere di optare, e credevano pure che il dolore fosse venuto nella creazione col peccato e dal peccato; il dolore è quindi, per loro, pena, ed ha in questo la sua giustificazione. I moderni tendono invece al determinismo: per loro quindi chi soffre è sempre innocente. Ho detto: i moderni; non tutti, naturalmente: basterebbe pensare, corne esempio in con– trario, a Kant, con l'etica del quale ha notevoli punti di contatto l'etica anselmiana. Uno di questi punti di contatto è il rilievo data al contrasta fra piacere e dovere, W ohl e Gut in termini kantiani, commodum e iustitia in termini anselmiani. Su questa antitesi si impernia in ultima analisi la soluzione anselmiana del problema del male mo– rale. Vediamo brevemente corne. Non è un casa che la più ampia discussione del problema del male si trovi nel De casu diaboli, cioè a proposito del peccato degli angeli ribelli: si tratta infatti del primo peccato, dell'ingres– so del male nella creazione. Anche S. Agostino fa cominciare l'an– titesi delle due città, nel De civitate Dei, dal peccato degli angeli. Verrebbe fatto di paragonare la descrizione anselmiana a quella kierkegaardiana del processo che precede il peccato nel Concetto di angoscia 2 per rilevarne analogie e differenze: per le prime la insondabilità, l'incomprensibilità del peccato e il lungo indugio nel ripercorrere la via che, non necessariamente, anzi pet una inspie– gabile scelta porta al baratro; per le seconde il carattere logico 2 Vedo che Il concetto di angoscia di Kierkegaard è citato anche da R. ]OLIVET, Le problème du mal d'après Saint Augustin, Paris, Beauchesne, 1936, p. 92, anche se solo per il concetto che « les conditions radicales du péché restent chez eux [les descendants d'Adam] les mêmes que dans leurs premiers parents. »
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=