BASA
184 S. Vanni Rovighi diab., cap. IV; p. 241 (13)]; vediamo dunque corne l'angelo abbia potuto volere l'uno più dell'altra. L'angelo, corne ogni creatura, ha da Dio tutto cià che ha e tutto cià che è; ma Anselmo scompone mentalmente i doni di Dio all'angelo, per vedere dove si insinui quella frattura che è la col– pa. L'angelo è uno spirito, è dunque dotato di volontà; ma sup– poniamo un momento che gli sia data solo la volontà di esser felice, supponiamo cioè che egli non conosca e non voglia se non la felicità, il commodum, che, per l'angelo, corne del resto per il pri– mo uomo, si configura corne propria grandezza, somiglianza con Dio nella potenza. Vi sarebbe forse male in questo suo volere? No, <lice il Discepolo, e perché questo volere sarebbe necessario (non si puà non volere un bene) e perché, corne osserva il Mae– stro, la volontà di bene, sia pure di un bene inferiore, corne è la felicità, e fosse anche una pura felicità animalesca, è qualcosa di positivo, è opus et donum Dei. Ergo in quantum essentia est, bonum aliquid est [De casu diab., cap. XIII; p. 257 (30)]. Sup– poniamo ora che all'angelo fosse stata data con la creazione la sola volontà di giustizia, la volontà di rettitudine (sappiamo dal De ve– ritate che la iustitia, ossia la moralità, è rectitudo voluntatis propter se servata [De veritate, cap. XII; I, p. 194 (26)], non per questo egli sarebbe ancor giusto, ossia buono moralmente, poiché la bon– tà morale esige corne condizione la libertà, e l'angelo a cui fosse data la sola volontà di giustizia non potrebbe volere altrimenti, cioè vorrebbe necessariamente. Per poter essere giusto o ingiusto, per poter essere soggetto morale, occorre dunque che l'angelo ab– bia queste due volizioni: di felicità e di rettitudine, e abbia il po– tere di subordinare l'una all'altra: o la felicità alla rettitudine o la rettitudine alla felicità . 3 Il male consiste nel subordinare la ret– titudine alla felicità, consiste nel rovesciamento dei valori, e poi– ché il valore maggiore è subordinato al minore, e il minore è pre– ferito, il male consiste precisamente in quel deserere, in quell'ab- 3 « Quoniaro ergo nec soluroroodo volendo beatitudinero, nec soluroroodo volendo quod convenit, euro ex necessitate sic velit, iustus vel iniustus potest appellari...: necesse est ut sic faciat deus utraroque voluntatero in illo convenire, ut et beatus esse velit et iuste velit. Quatenus addita iustitia sic teroperet voluntatero beatitudinis, ut et resecet voluntatis excessuro et excedendi non aroputet potestateroc Ut euro per hoc quia volet beatus esse rooduro possit excedere, per hoc quia iuste volet non velit excedere » [De casu diaboli, c. XIV; p. 258 (18-25)].
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