BASA
« ESSENTIA » NEL DE TRINITATE DI S. AGOSTINO E NEL MONOLOGION DI S. ANSELMO di LUIGI SALBEGO (Università Cattolica di Milano) I. « Essentia » fino ad Agostino Il termine latino essentia corne equivalente di quello greco oùçio: sarebbe stato usato per la prima volta da Ciœrone. La notizia ci viene da Seneca, il quale si fa forte proprio dell'autorità di Cicerone per legittimare la propria scelta di far uso di questo termine. Ecco il tes to di Seneca: Quid, inquis sibi ista vult prae– paratio? Quo spectat? Non celabo te: cupio si fieri potest propitiis auribus tuis, essentiam dicere; sin minus, dicam et iratis. Ciceronem auctorem huius verbi habeo, puto locupletem; si recentiorem quaeris, Fabianum disertum et elegantem, orationis, etiam ad nostrum fasti– dium, nitidae. Quid enim fiet, mi Lucili? Quomodo dicetur oùçia res necessaria, naturam continens, fundamentum omnium? Rogo itaque, permittas mihi hoc verbo uti: nihilominus dabo operam, ut jus a te datum parcissime exerceam: fartasse contentus ero mihi licere 1 . In base ai testi di Cicerone pervenutici, non è possibile control– lare se la paternità del termine essentia sia veramente di Cicerone, corne afferma Seneca. Un fatto comunque balza evidente alla lettura della testimonianza di Seneca: il termine essentia, nonostante l'uso che ne avevano fatto Cicerone prima, Flavio poi, era tutt'altro che entrato nel vocabolario filosofico corrente, tant 'è vero che, per legit– timarne l'uso, Seneca doveva ricorrere ad una autorità del peso di Cicerone. Solo un motiva di forza maggiore, dunque, la mancanza cioè di un termine adeguato ad esprimere l'oùç ia, la res necessaria, naturam continens, il fundame ntum omnium, spingeva Seneca a ricorrere al termine essentia. Non era quindi, il suo, un uso con– vinto, altrimenti non si sarebbe affrettato a rivolgersi in tono di 1 SENECA, Ad. Lucilium, 58, 6.
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