BASA
206 L. Salbego scusa al suo interlocutore, promettendogli di ricorrere il meno possi– bile al termine in questione, del quale neppure una penna forbita corne quella di Flavio, era riuscita ad attenuare l'asprezza e l'ine– leganza. All'origine del termine latino essentia, corne traduzione del greco oùçirx, accenna anche Quintiliano in due passi dell'Institutio oratoria. Eccoli nell'ordine: Rethoricem in Latinum transferentes tum oratoriam, tum oratricem nominaverunt ( ... ) et haec interpretatio non minus dura est quam illa Plauti « essentia » et « queentia » 2 • Ac primum Aristoteles elementa decem constituit, circa quae versari videatur omnis quaestio: oùçirx quam Plautus « essentiam » vocat (neque sane aliud est eius nomen Latinum) sed ea quaeritur « an sit »: qualitatem, cuius intellectus apertus est 3 . I due passi riportati offrono vari motivi d'interesse: il primo riferisce l'uso del termine essentia a Plauto, filosofo dell'età augustea, senza fare il minima accenno a Cicerone, la cui paternità per questo termine non è dunque né espressamente affermata, né espressa– mente negata. Per incisa, va qui notato che esiste, relativamente al primo dei due passi sopra citati, una lezione alternativa a quella riportata, in cui si legge, al posto di un « Plauti », un « Flavii » che potrebbe essere Io stesso retore di cui parla Seneca nel passo visto all'inizio. Col brano di Seneca, del resto, sembra accordarsi perfettamente questa citazione da Quintiliano, almeno per l'aspetto della « durezza » del termine essentia. Il seconda passo di Quinti– liano, riferendo ancora l'uso del termine essentia a Plauto e rile– vando corne purtroppo la lingua latina non offra un termine mi– gliore per esprimere la greca oùçirx, dà del termine in questione un'interpretazione del tutto inconsueta. L' essentia di una cosa non è cià che risponde al quid sit, ma all' an sit della cosa di cui si indaga. Alla domanda del quid sit risponde, sempre seconda Quinti– liano, non l'essentia, ma la qualitas. A parte i passi dei due autori accennati, il termine essentia non ebbe molta fortuna, almeno fino al quarto secolo. E se, corne annota il Gilson 4, con Arnobio il termine sembra farsi ormai accet- • QurNTILIANUS, Institutio oratoria, II, 14, 2. 3 QUINT., Inst. or., III, 6, 23. ' É. GILSON, L'être et l'essence, Appendice I, 341-42.
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